sabato, 21 Dicembre , 24

Chiusura anticipata della “Decontribuzione Sud”. Un colpo durissimo per le aree svantaggiate del Paese, attenuato dal recente emendamento che apre alla nuova decontribuzione

AttualitàChiusura anticipata della “Decontribuzione Sud”. Un colpo durissimo per le aree svantaggiate del Paese, attenuato dal recente emendamento che apre alla nuova decontribuzione

Roma. L’Associazione Nazionale Commercialisti esprime preoccupazione per lo stop della riduzione contributiva, istituita dalla Legge 30 dicembre 2020, n. 178, art. 161-167, nota come “Decontribuzione Sud” che, con riferimento ai contratti di lavoro subordinato stipulati entro il 30 giugno 2024, sarà vigente fino al 31 dicembre 2024 (art.72 della Legge di Bilancio 2025).

La norma aveva concesso una boccata d’ossigeno alle imprese, già gravate da alti costi del lavoro e impegnate a fronteggiare le note difficoltà economiche del Mezzogiorno, ulteriormente aggravate dagli effetti della pandemia da Covid-19.

“Gli effetti negativi dell’interruzione della decontribuzione sud non sono difficili da ipotizzare” dichiara il Presidente ANC Marco Cuchel “a partire da un impatto potenzialmente devastante sulle imprese e sull’occupazione. Con l’aumento dei costi contributivi, infatti, molte aziende saranno costrette a rivedere i propri piani economici, con il concreto rischio di perdita occupazionale in aree del Paese già caratterizzate da alti tassi di disoccupazione. La decontribuzione sud aveva contribuito a ridurre, seppur in parte, il gap competitivo tra le imprese delle aree svantaggiate e quelle del resto del Paese. La sua interruzione rischia di acuire le disparità territoriali”.

L’ANC accoglie dunque con favore l’emendamento del governo all’art. 72 che apre ad una nuova decontribuzione, seppur ridotta di cinque punti percentuali e con un valore massimo di utilizzo.

Rimane al contempo il fondato timore che la nuova misura non si riveli sufficiente a colmare l’impatto della perdita di una parte dei benefici per i datori di lavoro delle aree svantaggiate del Paese.

Il cauto ottimismo se, come sembrerebbe, sarà confermato il provvedimento, potrebbe essere vanificato se la concreta attuazione tarderà a realizzarsi. In attesa, infatti, che l’INPS provveda ad emanare la circolare volta a chiarire le modalità necessarie alla fruizione della nuova misura, i datori di lavoro interessati dovranno mettere in conto maggiori oneri contributivi per i primi mesi del nuovo anno.

Quanto invece alla decontribuzione prevista dal novellato comma 3-nonies e seguenti, afferente i datori di lavoro privati che non rientrano nella nozione di micro, piccola e media impresa ai sensi dell’Allegato I del Regolamento (UE) 2014/651, meno confortante è la previsione del comma 3-sexiesdecies che subordina la concessione dello sgravio all’autorizzazione della Commissione europea.

Per i datori di lavoro del mezzogiorno d’Italia, che avevano effettuato una programmazione sul lungo termine di piani di crescita occupazionale connessi allo sviluppo aziendale, si prospetta un inizio d’anno non ancora chiaramente delineato.

L’ANC rivolge pertanto un appello al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali affinché provveda con interventi tempestivi a scongiurare i gravi effetti generati dalla intempestiva fruizione della nuova decontribuzione.

È fondamentale individuare soluzioni strutturali a lungo termine, volte a ridurre il costo del lavoro nelle aree svantaggiate e rafforzare con tempestività gli strumenti di supporto al lavoro e alle imprese per favorire investimenti e garantire la crescita economica del Sud nonché evitare un’ulteriore marginalizzazione del Mezzogiorno e al contempo proteggere migliaia di posti di lavoro, promuovendo una crescita sostenibile ed equa su tutto il territorio nazionale.

Potrebbe interessarti

Check out other tags:

Articoli Popolari