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Carrefour Italia, Ceo: franchising strada giusta, facciamo fatica su volumi

AttualitàCarrefour Italia, Ceo: franchising strada giusta, facciamo fatica su volumi

Terre d’Italia sotto aspettative.Altri 4 anni per completare “pulizia rete”
Milano, 22 ott. (askanews) – A distanza di quattro anni dal suo arrivo in Italia, il ceo di Carrefour Italia, Christophe Rabatel ritiene che la scelta di puntare sul franchising per la gestione della rete nel nostro Paese sia stata giusta. “Assolutamente sì, siamo a metà strada – ha detto – alla fine si rivelerà la scelta giusta ma c’è ancora tanta strada da fare”. “Oggi abbiamo più di 900 negozi in franchising su più di 1.200 punti vendita totali, tre quarti dei nostri negozi sono in franchising”, ha detto in occasione della conferenza stampa di presentazione del rilancio del programma Act for food nel punto vendita di Assago, che è uno di quelli ancora in gestione diretta.
Per completare questo percorso Rabatel stima serviranno ancora quattro anni. “Se per la prima metà abbiamo impiegato quattro anni direi che ne serviranno ancora quattro, dire che siamo a metà strada dà l’idea del lavoro da fare”. In generale, però, il ceo difende il progetto: “Sul franchising il potenziale c’è – ha sottolineato – dobbiamo essere più convincenti nella nostra strategia globale e portarli a bordo nelle scelte strategiche”.
Nel programma di sviluppo dell’insegna francese “in media ogni anno ci sono tra le 50 e le 80 aperture. Due anni fa eravamo i primi per aperture ma erano prevalentemente Carrefour express, negozi di prossimità, in maggioranza in franchising”. In quella che chiama operazione di “pulizia della rete”, quattro sono gli ipermercati convertiti in franchising: a Pisa, Novara e Arma di taggia e il quarto a Lucca a novembre.
“L’Italia è un bel mercato ma non significa che sia facile, è un mercato molto competitivo con un numero di retailer incredibile, 370 insegne, ogni provincia ha il suo retailer e tanti imprenditori hanno la loro catena e sono bravissimi sul loro territorio. Questa è la ragione per cui abbiamo deciso di andare molto di più sul franchising – ha spiegato – per combinare le forze della multinazionale che rappresentiamo con la forza del franchising che ha un local touch ed è più incisiva sul territorio”.
A proposito di format, Terre d’Italia, il negozio di piccole dimensioni, aperto poco più di un anno fa a Milano con un’offerta esclusivamente basata sulla private label di fascia premium, il ceo conferma che non ci saranno nuove aperture. “Non dà risultati all’altezza delle nostre ambizioni però è una bella vetrina per i nostri prodotti, va piuttosto bene sul concetto di enoteca. Quello era un test, abbiamo deciso di fermarci perchè impariamo dai test, al contrario di Carrefour contact dove abbiamo fatto dei test convincenti adesso abbiamo aperto l’11esimo negozio e adesso ne abbiamo anche a Roma e Torino”.
Quanto all’andamento del 2024, a pochi mesi dalla fine dell’anno Rabatel non appare soddisfatto: “Globalmente la tendenza dei consumi da inizio anno non è buona. Sui volumi facciamo fatica e posso confermare i dati di mercato, quel +1%. Adesso – ha spiegato – siamo entrati in deflazione e quando i volumi sono stabili e non c’è più inflazione vuol dire che non è più così semplice. Questo vale ancora di più per noi che facciamo pulizia della nostra rete: abbiamo venduto un altro ipermercato e chiudiamo anche qualche Carrefour market quindi le vendite non possono essere positive”. E il target dell’utile nel 2024 è ancora alla portata o slitta al 2025? “Ne parleremo dopo la chiusura dell’anno, la nostra tendenza non è male, abbiamo avuto un’estate francamente non all’altezza delle aspettative ma siamo ripartiti piuttosto bene a settembre e per noi il terzo trimestre è fondamentale”, ha concluso.

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