ROMA – La diplomazia intesa come “un grande mosaico” di persone, che non sono “solo ministro degli Esteri e diplomatici”, ma anche forze dell’ordine in missione, imprenditori, missionari laici e religiosi”, e chiunque altro “promuova il buon nome dell’Italia all’estero”. Una sinergia fondamentale per tutelare “gli interessi dei cittadini” e “garantire un ruolo da protagonista” all’Italia, seconda potenza industriale europea e nazione “conservatrice” e di fede “europeista ed atlantista”: è questa l’immagine che il vice-presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani consegna ad ambasciatrici e ambasciatori chiamati alla XVII edizione degli ‘Stati generali della diplomazia. La conferenza si è svolta questa settimana con appuntamenti prima a Roma e poi a Milano, segnata dalla partecipazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, insieme a oltre 150 titolari delle sedi diplomatiche italiane all’estero.
Tajani parte da un assunto: “Il 2024 è stato un anno complesso, in cui la presidenza italiana del G7 ha coinciso con una delle fasi più difficili dalla fine della Seconda guerra mondiale, segnata dal protrarsi del conflitto in Ucraina e della crisi in Medio Oriente”. In questo senso il G7 a guida italiana ha fornito, secondo Tajani, “una cabina di regia operativa e concreta sulle principali crisi, aprendo al dialogo con attori da tutti i continenti, incluso il Santo padre”, per promuovere quel “convinto atlantismo e convinto europeismo” che caratterizza le scelte italiane. L’Unione europea deve però fare la sua parte, facendosi “carico delle sue responsabilità, anche a livello globale” e assumendo un ruolo “da protagonista anche nel sistema di alleanze difensive”. E, continua il vicepremier, “dato che la nostra altra stella polare sono le relazioni transatlantiche, indipendentemente da chi sia la guida della più grande democrazia del mondo, serve un sistema di difesa comune. Bisogna però investire di più”.
Nella visione di Tajani, insomma, l’Ue deve diventare il “secondo pilastro nell’Alleanza atlantica. Bisogna lavorare a una vera difesa europea”, l’appello, “escludendo le spese per la difesa dal patto di stabilità”. Un impegno che l’Italia, assicura il vicepremier, porta avanti a Bruxelles per riuscire a stanziare il 2% del Pil nelle spese militari. D’altronde, evidenza Tajani, le sfide sono tante e non deve venire meno la parola “pace”: e allora per un cessate il fuoco in Ucraina il ministro degli Esteri invoca una conferenza per la pace sulla falsariga di quella organizzata dalla Svizzera la scorsa estate, a cui invitare però anche “Russia, Cina, India e Brasile”. “Portare Mosca al tavolo dei negoziati non sarà facile ma ci dobbiamo provare”, dice Tajani. Quanto al Medio Oriente, “Israele e Palestina devono riconoscere mutualmente il reciproco Stato”, mentre per la Siria l’auspicio è che “i segnali positivi giunti in questi giorni si concretizzino”. Il riferimento è alla caduta del governo di Bashar Al-Assad e alle prossime scelte del governo ad interim formato dai ribelli di Hayat Tahrir Al-Sham.
C’è poi l’Africa, a cui Tajani guarda attraverso le lenti del Piano Mattei, un progetto per la crescita “da integrare nella strategia Europea” anche nell’ottica di porre un freno alle migrazioni che, chiarisce il vicepremier, “non sono solo un problema di ordine pubblico”.
Altro tema centrale dell’intervento di Tajani è l’internazionalizzazione: “L’export vale oltre il 40% del Pil con 626 miliardi di euro, e conto di portarlo a 700 entro la fine di questa legislatura” dichiara il vicepremier, spiegando che la Farnesina, oltre ad essere ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, è anche responsabile per il commercio internazionale. Da qui la richiesta al segretario generale della Farnesina, Lorenzo Guariglia, di scrivere “una legge di riforma del ministero”, per assicurargli “l’adeguatezza amministrativa” necessaria a rafforzare il Made in Italy nel mondo, che non dovrà essere però “mai delocalizzazione”.
Dal palco della cerimonia di inaugurazione degli Stati generali interviene poi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: convinto a sua volta che democrazia sia “esercizio di paziente tessitura strategica”, ricorda che la “presenza dell’Italia nel mondo” è ispirata ai “valori della Costituzione”. Qui, “agli articoli 10 e 11” troviamo “il diritto di asilo per lo straniero cui venga impedito nel suo Paese l’esercizio delle libertà democratiche”, e “il ripudio della guerra”. Ma non basta: servono anche le “Corti di giustizia internazionali”, che si pongono a “tutela dell’applicazione degli ordinamenti”. In un’epoca in cui in tanti denunciano le violazioni delle convenzioni, Mattarella tiene a difendere le Nazioni Unite, “uno strumento imperfetto ma prezioso”.
Al capo dello Stato il compito di evidenziare il “ruolo determinante delle generazioni più giovani, impegnate in molti ambiti per la costruzione di un mondo con migliori condizioni”. Il futuro, ricorda Mattarella, “è nelle loro mani, a patto di poterlo ricevere in consegna non compromesso da chi li ha preceduti”. E ancora l’appello: “E’ giusto osservare da vicino e divenire protagonisti di quello che si profila in avvenire”.
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