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ROMA – Mentre proseguono in Qatar i delicati colloqui per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas, la stampa internazionale riferisce dell’ultimo attacco nel nord della Striscia di Gaza che ha scatenato un incendio nell’ospedale Kamal Adwan, uno dei pochi ancora funzionanti. Il rogo, secondo quanto riferiscono i responsabili della struttura, ha messo fuori uso l’unità di terapia intensiva. Intanto, il bilancio di oltre un anno di guerra a Gaza ha superato le 45mila vittime palestinesi, stando a quanto riporta il ministero della Salute della Striscia.
La regione settentrionale della Striscia è da mesi soggetta a un pesante assedio delle forze militari israeliane. Lo ha confermato anche stamani in conferenza stampa Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Il funzionario ha detto che su 40 missioni guidate da operatori Onu per consegnare aiuti nelle aree assediate di Beit Lahiya, Beit Hanoon e parti di Jabalia, “38 sono state respinte e due sono state ostacolate”.
Intanto, la testata statunitense Axios riferisce che a Doha è arrivato anche il direttore della Cia, Bill Burns, per incontrare il primo ministro qatarino Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. L’incontro, nelle intenzioni di Washington, dovrebbe servire a sostenere indirettamente i colloqui tra i delegati israeliani e quelli di Hamas, mediati da Qatar ed Egitto, per raggiungere un cessate il fuoco nella Striscia e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani portati a Gaza dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 nel sud di Israele.
UNA PRIMA FASE DI TREGUA DI SEI/OTTO SETTIMANE
Nel dettaglio, come fanno sapere fonti interne ad Hamas, la bozza dell’intesa dovrebbe prevedere una prima fase di tregua di sei/otto settimane, durante le quali il movimento palestinese si impegna a rilasciare una trentina di ostaggi israeliani. Israele, dal canto suo, rilascerà invece “diverse centinaia” di detenuti palestinesi, sugli oltre 10mila stimati dalle organizzazioni palestinesi per i diritti umani. Tel Aviv inoltre si starebbe impegnando a facilitare l’accesso agli aiuti umanitari, anche attraverso al riapertura del valico di Rafah, tra Gaza ed Egitto.
Rispetto a quest’ultimo punto, si starebbe valutando di tornare all’accordo del 2005, quando il valico di Rafah era gestito dall’Autorità Nazionale Palestinese con osservatori dell’Unione Europea.C’è poi il nodo delle truppe israeliane presenti nella Striscia: nella prima fase della tregua, Tel Aviv si impegna a ritirarsi da “alcuni centri abitati” per favorire il ritorno degli sfollati. Resteranno però in altre zone, come il Corridoio Filadelfia, ossia il confine tra Gaza e Egitto.
Durante questo lasso di tempo viene posto l’impegno a proseguire i negoziati per raggiungere il rilascio completo degli ostaggi e il ritiro delle forze militari di Israele dall’enclave palestinese.
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