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Sudcorea, verso nuovo voto impeachment: Yoon traballa sempre più

AttualitàSudcorea, verso nuovo voto impeachment: Yoon traballa sempre più

Il presidente cerca di difendersi, ma fa arrabbiare anche la Cina
Roma, 12 dic. (askanews) – Un altro sabato al cardiopalmo attende Yoon Suk-yeol: dopo essere sopravvissuto al voto d’impeachment sabato scorso, in seguito alla sua decisione poi ritirata d’imporre la legge marziale, il presidente della Corea del Sud dovrà affrontare sabato un altro voto per una possibile destituzione e, questa volta, i numeri potrebbero esserci.
Yoon, che dopo il passo falso sulla legge marziale è profondamente impopolare in Corea del Sud, oggi ha provato a difendere la sua posizione con un discorso alla nazione, che ha provocato, tra l’altro, anche la reazione piccata della Cina, la quale finora si era tenuta piuttosto defilata.
Il presidente sudcoreano ha difeso la sua dichiarazione di legge marziale, negando le accuse di insurrezione a suo carico, e ha promesso di combattere fino all’ultimo momento, sia che si tratti di affrontare un impeachment sia che si tratti di rispondere a un’inchiesta sulla legge marziale.
Tra martedì e mercoledì della scorsa settimana, Yoon è apparso a sorpresa in televisione annunciando la dichiarazione di legge marziale. In seguito, alcuni militari sono stati inviati all’Assemblea nazionale, apparentemente col compito d’impedire un voto sul provvedimento, che è poi invece avvenuto e ha decretato, a sei ore dalla proclamazione, la decadenza dello stato d’emergenza. In seguito il Partito democratico d’opposizione – che però è maggioranza in Parlamento – ha presentato una mozione d’impeachment del presidente, che è decaduta essendo mancato il quorum perché il Partito del potere del popolo, che ha espresso Yoon, non si è presentato al voto.
Tuttavia, il Partito democratico ha presentato una nuova mozione d’impeachment e già almeno sei parlamentari del Partito del potere del popolo, tra i quali il leader Han Dong-hoon, hanno annunciato il loro sostegno, nonostante in precedenza si fossero espressi per una “uscita ordinata” di Yoon. Han, inoltre, ha invitato i parlamentari del suo partito a votare secondo coscienza, mentre nel precedente voto c’era stata l’indicazione di partito al boicottaggio del voto.
All’opposizione, in occasione del precedente voto, mancavano solo otto voti perché l’impeachment fosse approvato. Nel caso in cui la mozione passi, Yoon sarà sospeso dai suoi poteri presidenziali e dovrà attendere una sentenza della Corte costituzionale che deciderà sulla destituzione. Il processo potrebbe durare alcuni mesi.
Yoon ha affermato di aver dichiarato la legge marziale “per proteggere la nazione e normalizzare gli affari di Stato” contro l’opposizione che aveva paralizzato il governo, definendolo un “giudizio politico altamente calibrato”. E ha aggiunto: “Che io venga destituito o indagato, affronterò tutto con equità”.
Il presidente ha accusato l’opposizione di ostacolare il governo con i tentativi di impeachment e tagli ai bilanci necessari previsti per il prossimo anno, definendo il loro comportamento come una “danza frenetica della spada”. Il riferimento è alla legge di bilancio del prossimo anno, che il Partito democratico ha fatto falcidiare e che è stata approvata dall’opposizione con un valore complessivo di circa 470 miliardi di euro.
“L’Assemblea Nazionale, dominata dal grande partito di opposizione, è diventata un mostro che distrugge l’ordine costituzionale della libera democrazia,” ha detto ancora Yoon, che poi ha puntato il dito sia contro la Corea del Nord e i suoi hacker, sia contro lo spionaggio cinese, sostenendo che uno dei motivi per cui avrebbe proclamato la legge marziale è proprio il fatto che l’opposizione blocca l’approvazione di una legge contro di esso.
Il riferimento non è stato affatto gradito da Pechino. La portavoce del ministero degli Esteri cinese, Mao Ning, ha affermato che la Cina è rimasta “profondamente sorpresa” dai commenti e li ha trovati “profondamente inquietanti”. E ha aggiunto: “Non commenteremo gli affari interni della Corea del Sud, ma ci opponiamo fermamente all’associazione degli affari interni sudcoreani con elementi cinesi, amplificando accuse infondate di spionaggio cinese e gettando fango sulla normale cooperazione”.
A giugno, tre studenti cinesi in Corea del Sud sono stati arrestati per aver utilizzato un drone per filmare la portaerei statunitense USS Theodore Roosevelt, ormeggiata nella città portuale di Busan. Sui loro dispositivi sono state trovate oltre 500 foto di strutture militari sudcoreane scattate da settembre 2022. Gli investigatori hanno inoltre scoperto che i tre avevano contatti con un apparente funzionario della polizia cinese. Inoltre, il mese scorso un turista cinese è stato arrestato per aver filmato con un drone la sede centrale del Servizio di intelligence nazionale (NIS), l’agenzia di spionaggio della Corea del Sud, a Seoul.
Yoon ha ribadito, rivolgendosi ai cittadini: “Combatterò fino all’ultimo momento insieme a voi”. Ma il presidente forse è stato ottimista, dal suo punto di vista, perché il 74,8% dei sudcoreani, secondo un sondaggio Realmeter citato dall’agenzia di stampa Yonhap, ritiene che dovrebbe dimettersi o essere messo sotto accusa dopo il suo fallito colpo di mano.
Al centro delle accuse nei suoi confronti vi è la questione se Yoon abbia commesso insurrezione schierando truppe armate all’Assemblea nazionale. Yoon ha affermato di aver ordinato che “solo un piccolo numero” di truppe disarmate dovessero recarsi al parlamento per “mantenere l’ordine” e che queste sono state immediatamente ritirate dopo che l’Assemblea Nazionale ha approvato una risoluzione per porre fine alla legge marziale. Invece, quasi 200 soldati armati sono stati schierati, mentre circa altri 300 sono stati inviati in altre tre strutture. Secondo la legge, l’insurrezione è definita come qualsiasi tentativo di “rovesciare gli organi di governo stabiliti dalla Costituzione o di rendere impossibili le loro funzioni mediante l’uso della forza”.
Il Partito democratico ha risposto al discorso di Yoon con una dichiarazione molto dura, affermando che le parole del presidente sono una “dichiarazione di guerra contro la nazione” e un “incitamento ai disordini per gli estremisti di destra”.

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