In grado di gestire al meglio situazioni impreviste
Roma, 12 dic. (askanews) – La Nasa testa l’intelligenza artificiale per cercare tracce di vita sulla luna di Giove, Europa o sulla luna di Saturno, Encelado. Con due programmi finanziati dalla Nasa, si punta a sviluppare un software autonomo, addestrato utilizzando l’apprendimento automatico, il ragionamento e l’intelligenza artificiale generativa, per le future missioni di lander e rover sulle lune oceaniche.
L’obiettivo degli ingegneri e degli scienziati della Nasa – si legge su Global Science, il quotidiano online dell’Agenzia spaziale italiana – è quello di rendere i lander robotici più autonomi possibile, per ridurre i tempi di intervento in caso di problemi. Immaginate un lander che, sulla luna di Giove, tenta di prelevare un campione di ghiaccio, ma la sua paletta si incaglia. Potrebbero volerci ore prima che dalla Terra arrivino comandi e a quel punto il trapano potrebbe essere rotto o lo stesso mezzo essere caduto in un crepaccio. Se invece grazie all’intelligenza artificiale i robot potessero gestire situazioni autonomamente sarebbe tutto più facile ed efficiente.
I programmi sono l’Ocean Worlds Lander Autonomy Testbed (Owlat), che è una configurazione robotica del Jet Propulsion laboratory della Nasa, e l’Ocean Worlds Autonomy Testbed for Exploration, Research and Simulation (OceanWaters), che è uno strumento di realtà puramente virtuale della Nasa Ames.
Owlat è progettato per replicare fisicamente il modo in cui un braccio robotico potrebbe operare nell’ambiente a bassa gravità di una di queste lune. Con il braccio, gli ingegneri possono simulare la raccolta di materiale dalla superficie, la perforazione o la penetrazione nel ghiaccio, oltre a misurare le proprietà del ghiaccio utilizzando la tecnica Bevameter (che giudica la capacità di una superficie di sopportare il carico di un veicolo a ruote su di essa) o una piastra di affondamento a pressione (che misura quanto il terreno affonda quando viene applicata la pressione). Il braccio è dotato di una telecamera “pan-and-tilt” per ispezionare ciò che gli strumenti stanno eseguendo. I ricercatori possono simulare avarie, guasti tecnici e pericoli per vedere come il software autonomo del braccio reagisce ai problemi senza bisogno di assistenza da remoto.
Nel frattempo, OceanWaters fa la stessa cosa, ma in realtà virtuale e con un lander completo basato su uno studio di progettazione del 2016, non solo un braccio robotico. Per la simulazione è possibile selezionare una varietà di modelli dettagliati di terreno, non solo variazioni di lune ghiacciate, ma anche il deserto terrestre di Atacama in Cile, che viene spesso utilizzato come scenario. Grazie allo strumento Gsap (Generic Software Architecture for Prognostics) di OceanWaters, una delle cose che la simulazione può modellare è l’energia della batteria: quanta energia viene consumata dal lander che esegue determinate azioni e quale è la durata della batteria.
Sia Owlat che OceanWater – conclude Global Science – si basano sullo stesso sistema operativo robotico, che è un software autonomo che riceve la telemetria dai sensori del robot ed emette comandi in risposta. Attraverso il sistema operativo del robot, è possibile simulare vari obiettivi di missione e il software di correzione dei guasti basato sull’intelligenza artificiale può risolvere i problemi quando si presentano. Ci sono un certo numero di grandi lune ghiacciate nel sistema solare esterno, e si pensa che molte contengano oceani, quindi non mancheranno obiettivi da visitare per il lander del futuro.
(Credits: NASA/AMES)