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Concertando con Ettore Pellegrino e Silvia Mazzon

AttualitàConcertando con Ettore Pellegrino e Silvia Mazzon
Giovedì 28 novembre, nel gioiello barocco di San Giorgio, alle ore 20 ritorna il violinista l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, per un concerto dedicato a Mozart, con una prima assoluta firmata da Roberto Molinelli e due brani del genio salisburghese, ospite della XVI Stagione Concertistica dell’Ofc

Ritorna a Salerno, giovedì 28 novembre, alle ore 20, nel gioiello barocco di San Giorgio, il violinista Ettore Pellegrino, ospite della XVI Stagione Concertistica organizzata dall’Ofc di Giulio Marazia, sostenuta dai contributi del MiC e della Regione Campania e patrocinata da Agis e Sistema Med.

Il maestro ritorna in doppia veste di Konzertmeister e solista dell’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese, per una serata (ingresso euro 11) interamente dedicata a Wolfgang Amadeus Mozart, che saluterà anche la partecipazione del violino e viola solista Silvia Mazzon.

“Si cementa con questo concerto – ha dichiarato il direttore artistico dell’OfC Giulio Marazia – la collaborazione con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese ed Ettore Pellegrino, che quest’anno ha previsto la circuitazione in Abruzzo e in Campania, delle rispettive produzioni delle due orchestre. Questa collaborazione va nella direzione giusta essendo richiesta dal Ministero della Cultura, che vuole gli enti finanziati nell’ambito del Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo, stretti in questo tipo di partnership, che amplia il raggio d’azione ben fuori dalle rispettive regioni di appartenenza”.

“L’Istituzione Sinfonica Abruzzese – ha continuato Ettore Pellegrino – è estremamente onorata di potersi esibire Salerno, nell’incantevole cornice della Chiesa di San Giorgio, nell’ambito della XVI a Stagione Concertistica dell’Orchestra Filarmonica Campana diretta dal M° Giulio Marazia al quale mi lega una profonda stima umana e professionale e che ringrazio per questa opportunità. Al pubblico salernitano, che sappiamo essere colto e attento, l’Orchestra dell’ISA, con la violista ospite Silvia Mazzon e me nella veste di Konzertmeister e violino solista, offrirà un concerto interamente dedicato a Wolfgang Amadeus Mozart al quale verrà tributato un omaggio con la prima esecuzione assoluta del brano AmadèRondò composto da Roberto Molinelli su Commissione ISA ed ispirato proprio alla grandiosità del genio di Salisburgo. A seguire due composizioni concertanti di Wolfgang Amadeus Mozart di inestimabile valore: il Concertone per due violini in Do maggiore KV190 e la Sinfonia concertante per violino e viola e orchestra K 364”.

Apertura con la prima assoluta della composizione Amadè Rondò di Roberto Molinelli AmadèRondò è un brano in due movimenti – ha rivelato il compositore marchigiano – costruito interamente su melodie del genio salisburghese, ripensate e rielaborate dal sottoscritto, tratte da numerose sue composizioni strumentali e operistiche (salvo tre giocose ed inaspettate “sorprese”, che subdolamente si inseriscono nell’incedere mozartiano). Il primo movimento, “Spaß Invaders”, vede una serie di “invasori spassosi” che nient’altro sono che citazioni da altre opere e concerti mozartiani che tentano di “disturbare” la struttura del Rondo “Alla Turca”, il cui tema viene ripreso ciclicamente e viene anche sovrapposto ad altri. Nella coda finale, si possono ascoltare ben tre citazioni l’una sull’altra: “Eine Kleine Nachtmusik” sovrapposto al “Molto Allegro” della “Sinfonia n.40”, ed entrambi gravitanti sulla chiosa del già citato Rondo della “Sonata n°11 K 331”.  Il secondo movimento si intitola “Das Zauberorchester” e, come si può intuire, è un divertimento musicale sul “Flauto magico”, del quale citerà l’ouverture e diverse arie. Anche in questo movimento non mancheranno le già accennate “sorprese” e le variazioni strumentali che le combineranno alle immortali melodie del Singspiel mozartiano”.

Si passerà quindi, al Concertone per due violini in Do Maggiore KV 190. Il titolo “Concertone”, che Mozart riserva a questo suo primo concerto con più di un solista, non indica soltanto l’utilizzo di una forma ibrida che nella divisione tra gruppo solistico e tutti ricorda lo schema del concerto grosso di tipo barocco, ma, tolti gli interventi solistici del violoncello principale e del primo oboe, possiamo credere che l’accrescitivo ponga l’accento anche sull’organico strumentale visto che gli archi sono rinforzati da un’ampia sezione di fiati (due oboi, due fagotti, due corni, due trombe)  e dai timpani.

Non si conosce la data di composizione, abrasa sul manoscritto, tuttavia gli studiosi ritengono di poterla attribuire al maggio del 1773 con il ritorno di Mozart a Salisburgo, dopo il suo ultimo viaggio in Italia.

Il brano è articolato in tre movimenti, Allegro spiritoso, Andantino grazioso, Tempo di Minuetto, il Concertone si avvia allegramente in un gioco di contrappunto tra i due violini solisti, l’oboe e l’orchestra. Atmosfera briosa; dopo l’introduzione, viene esposto il primo tema cui ne segue un secondo, subito ripreso dai due solisti. I temi sono riproposti nel ritornello ma non trovano seguito nello sviluppo. Prima della chiusura si ripetono le quattro battute dell’introduzione.

Il secondo movimento, Andantino grazioso, presenta due temi strettamente connessi ed esposti dall’orchestra e dai solisti che dialogano a risposte alternate. Nella lunga coda, l’orchestra ripropone il secondo tema. Il concerto termina con un minuetto ben sostenuto e vivace; nel Trio sono riproposte le parti solistiche.

La serata sarà chiusa dalla Sinfonia concertante per violino e viola e orchestra K 364, composta a Salisburgo nell’estate del 1779. L’opera appartiene al genere del concerto polistrumentale in cui solisti e orchestra sono impegnati in un discorso musicale più intenso e articolato di matrice sinfonica.

Di rilievo è il rapporto paritetico che si insatura tra violino e viola nel corso dei tre movimenti. Alla viola, strumento che Mozart amava e suonava con grande maestria, sono ad esempio rivolte delle attenzioni particolari, come la prescrizione dell’accordatura un semitono sopra per evitare che l’inevitabile brillantezza del timbro del violino relegasse in secondo piano quello della viola.

Il dialogo tra i due strumenti ad arco risulta dunque sempre equilibrato a partire dall’Allegro maestoso, dove violino e viola sono parimenti coinvolti in un uno scambio di temi cantabili, all’Andante, pagina di puro lirismo su un accompagnamento orchestrale chiaroscurale, fino al brillante Rondò in chiusura.

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