ROMA – “Un tentativo di mettere a tacere un giornale critico e indipendente”: il quotidiano Haaretz ha definito in questi termini la decisione del governo di Israele di sospendere qualsiasi tipo di pubblicità statale sul giornale e di bloccare tutti gli abbonamenti alla testata sottoscritti da funzionari e amministrativi. All’origine della misura, approvata ieri all’unanimità dal Consiglio dei ministri presieduto da Benjamin Netanyahu, ci sarebbe la copertura data dal quotidiano più antico di Israele della nuova fiammata del conflitto in Medio Oriente divampata dopo gli assalti dei commando dell’organizzazione palestinese Hamas del 7 ottobre 2023.
Fondato nel 1919, di orientamento progressista e liberale, Haaretz ha sostenuto la necessità di indagare abusi commessi dalle forze armate di Israele sia nella Striscia di Gaza che in Libano. Le ragioni del governo sono state esplicitate dal ministro della Comunicazione Shlomo Kar’i. “Non possiamo permettere”, ha sostenuto il dirigente, “che l’editore di un quotidiano riconosciuto chieda di imporre sanzioni contro lo Stato di Israele e supporti i suoi nemici nel pieno di una guerra e che sia poi da esso finanziato, mentre gli organismi internazionali minano la sua legittimità e il suo diritto all’autodifesa e adottano sanzioni contro di esso e i suoi dirigenti”.
Opposta la lettura data dal giornale, affidata anche a un editoriale del corrispondente diplomatico Jonathan Lis. La decisione del governo, si legge nell’articolo, rischia di contribuire alla “demolizione della democrazia israeliana”. E ancora: “Come Putin, Erdogan e Orban, Netanyahu cerca di mettere a tacere un giornale critico e indipendente”. Nell’editoriale del quotidiano si legge infine: “Haaretz non indietreggerà e non si trasformerà in un opuscolo che pubblica messaggi approvati dal governo e dal suo capo”.
Nei confronti di Netanyahu la settimana scorsa è stato emesso un mandato di cattura della Corte penale internazionale (Cpi) per presunti crimini di guerra e contro l’umanità commessi a Gaza. In relazione al periodo compreso tra il 7 ottobre e il 20 maggio scorso, la procura dell’Aia contesta in particolare l’uso della fame come arma di conflitto, l’ostacolo all’assistenza umanitaria e gli attacchi “intenzionali” contro la popolazione civile. Haaretz è edito da Amos Schocken, imprenditore 79enne, contestato di recente per aver definito i militanti palestinesi “combattenti per la libertà”.
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