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Ultimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace

AttualitàUltimo G7 a guida Italia: Medio Oriente e Ucraina, si cerca una via di pace

Tajani ospita omologhi a Fiuggi. C’è Sybiha. Poi consegne al Canada
Roma, 24 nov. (askanews) – La guerra di Israele nella Striscia di Gaza e con il movimento Hezbollah in Libano, i rischi di un’escalation militare con l’Iran e i gruppi ad esso affiliati, il conflitto in Ucraina e le prospettive di pace che potrebbero aprirsi con l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump a gennaio del prossimo anno. Ma anche l’Indo-Pacifico, lo sviluppo del Partenariato con l’Africa, le crisi ad Haiti e in Venezuela. Saranno questi i temi principali del G7 Affari Esteri di Fiuggi e Anagni di domani e martedì 26 novembre, l’ultimo a presidenza italiana. Al termine dei lavori, fortemente indirizzati nella ricerca di una pace giusta e duratura, il ministro Antonio Tajani procederà al passaggio di consegne al Canada, che avrà la guida del gruppo nel 2025.
Il G7 Affari esteri coinciderà con la decima edizione della Conferenza MED Dialoghi Mediterranei, che saranno aperti sempre lunedì alle 9 dal ministro Tajani, alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 27 novembre, il ministro condurrà un panel dedicato ai Balcani Occidentali e interverrà poi alla cerimonia conclusiva insieme al Presidente del Consiglio Meloni. Promossi dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI), ‘i Dialoghi Mediterranei sono ormai divenuti un punto di riferimento a livello internazionale per discutere e confrontarci sui problemi strategici di un Mediterraneo allargato’ ha commentato Tajani.
L’edizione di quest’anno è stata preparata in maniera da poter interagire con la riunione del G7. Fra i partecipanti ci saranno i ministri degli Esteri di Croazia, Giordania, Egitto, India, Libia, Libano, Yemen, Palestina. Per la prima volta sono stati invitati a prendere parte ai MED anche i paesi dei Balcani occidentali, con i ministri degli Esteri di Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord e Montenegro. Parteciperanno inoltre esponenti di alto livello di organizzazioni regionali e internazionali, tra cui il segretario Generale della Lega Araba Ahmad Aboul Gheit.
La prima giornata dei lavori del G7 sarà dedicata a Medio Oriente e Mar Rosso. Tajani accoglierà i suoi omologhi del G7 ad Anagni, dove avrà luogo una prima sessione di colloqui. Poi il trasferimento a Fiuggi, per accogliere le delegazioni dei Paesi della regione e avviare una discussione sulla stabilità dell’area. Parteciperanno ministri e rappresentanti di Giordania, Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, nonché il segretario generale della Lega Araba, Gheit. Non sarà in Italia, invece, il ministro degli Esteri israeliano Gideon Moshe Sa’ar, che avrebbe dovuto avere un incontro bilaterale con Tajani. Un appuntamento saltato sulla scia delle forti tensioni tra Israele, la Corte penale internazionale e alcuni paesi firmatari dello Statuto di Roma, dopo la decisione della Cpi di emettere un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. Un’indicazione che ha fatto molto discutere anche in Italia e che è stata accolta dalla presidenza del Consiglio e dallo stesso Tajani con un atteggiamento di grande prudenza.
L’obiettivo delle sessioni dedicate al Medio Oriente sarà ribadire la centralità della regione nell’agenda della Presidenza italiana del G7, nonché il forte impegno del Gruppo per il sostegno alla stabilità regionale e alla ricerca di una soluzione politica alla crisi in corso, con l’attuazione della formula ‘due popoli, due Stati’, che possano vivere in pace e sicurezza in maniera duratura. Un risultato che non può che realizzarsi attraverso un cessate il fuoco persistente a Gaza e con l’immediato rilascio di tutti gli ostaggi ancora in mano ad Hamas. Di fondamentale importanza sarà inoltre consentire un accesso umanitario all’enclave palestinese per far fronte all’emergenza in corso: un tema, quello degli aiuti alla popolazione civile, che ha visto l’Italia in prima linea sin dall’inizio della crisi.
Una parte delle discussioni sarà poi dedicata alla promozione della fine delle ostilità in Libano e al tentativo di evitare l’allargamento ulteriore del conflitto, con un’attenzione particolare ai rischi di escalation tra Israele, Iran e i gruppi affiliati a Teheran. Sebbene da giorni si parli di un possibile accordo di cessate il fuoco a breve, Israele è tornato a bombardare il centro di Beirut, per la quarta volta in una settimana, provocando una strage di civili. E la situazione resta molto tesa anche al confine tra i due Paesi, dove operano i peacekeepers della missione Unifil. Appena venerdì scorso quattro soldati italiani sono rimasti feriti a seguito dell’esplosione di due razzi che hanno colpito la base di Shama, apparentemente lanciati da Hezbollah. Israele è ormai arrivato ai villaggi sulla linea di confine in cui si trova la base che ospita i Caschi Blu italiani. E il movimento sciita prova a colpire lì il nemico, per bloccarne l’avanzata. Ecco perché i rischi per il contingente italiano aumentano: sono in piena area di tiro, anche da parte israeliana. Così, quella che solo qualche settimana fa era soltanto un’apparente minaccia di Netanyahu a Unifil – ‘dovete ritirarvi, non possiamo garantire la vostra sicurezza’ -, ora si è trasformata in un drammatico dato di fatto. I peacekeepers dell’Onu, e gli italiani nell’area, sono a serio rischio di attacchi. Ogni giorno. E ogni giorno sono costretti a convivere con un livello di Allerta 3, quella massima, che costringe a ripararsi costantemente nei bunker.
La seconda e ultima giornata dei lavori, martedì 26 novembre, si aprirà con l’accoglienza del ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha. Con il capo della diplomazia di Kiev, i ministri del G7 discuteranno del supporto deciso all’Ucraina. Sarà questa l’occasione per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi del conflitto e le prospettive di pace, anche alla luce delle dichiarazioni del presidente Volodymyr Zelensky, che intende studiare le proposte del presidente americano eletto Trump e presentare un piano di pace probabilmente già a gennaio, dopo l’insediamento del tycoon alla Casa Bianca.
Intanto, a oltre 1.000 giorni dall’aggressione russa ai danni dell’Ucraina, la guerra prosegue con segnali preoccupanti di escalation da parte russa e massicci bombardamenti sulle città ucraine. E ulteriori segnali di preoccupazione sono rappresentati dalla revisione della dottrina nucleare adottata dal presidente Putin e dal coinvolgimento di forze nordcoreane sul terreno, già condannato fermamente con una Dichiarazione del G7 allargato, lo scorso 5 novembre.
A Fiuggi, dunque, i ministri del G7 ribadiranno il loro fermo sostegno a Kiev, che la Presidenza italiana ha posto al centro dell’agenda del gruppo. Non a caso, appena il 20 novembre scorso, alla Farnesina, si è tenuto un Business Forum italo-ucraino, sull’impegno italiano per la ricostruzione del Paese, in vista della Ukraine Recovery Conference che sarà ospitata a Roma il 10 e 11 luglio del prossimo anno. Il 2025, d’altra parte, è considerato un anno chiave per comprendere meglio gli scenari negoziali futuri. E ogni soluzione – è questa la posizione della Presidenza italiana del G7 – dovrà vedere coinvolta l’Ucraina e l’Europa, per le profonde implicazioni sull’architettura di sicurezza continentale.
Prima della chiusura, due sessioni di lavoro saranno dedicate all’Indo-Pacifico, nel tentativo di rafforzare le relazioni con partner cruciali come Corea del Sud, Filippine, India e Indonesia. Il focus di questi colloqui sarà dedicato alla stabilità e prosperità della regione, fondamentale per l’economia internazionale nonché per affrontare con successo le sfide globali, come il cambiamento climatico o la transizione digitale. All’ultimo tavolo dei lavori, si discuterà invece di alcune questioni regionali, come lo sviluppo del partenariato con l’Africa e le crisi ad Haiti e in Venezuela. In chiusura ci sarà il passaggio di testimone della Presidenza G7. Il ministro Tajani traccerà un sintetico bilancio della Presidenza italiana e la ministra canadese Mélanie Joly illustrerà brevemente le priorità attorno alle quali Ottawa intenderà sviluppare la sua presidenza del G7 nel 2025.
(di Corrado Accaputo)

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