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Mani con vernice rossa alla Federico II, gli studenti: “Perché vi inquieta?”

PoliticaMani con vernice rossa alla Federico II, gli studenti: “Perché vi inquieta?”

NAPOLI – Mani sporche di vernice rossa, a simboleggiare il sangue, sui vetri del rettorato dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Questa una delle azioni degli studenti di Cau Napoli (Collettivi Autorganizzati Universitari) ed Ecologia Politica che ieri hanno occupato la sede di Porta di Massa dell’ateneo in solidarietà con il popolo palestinese. “La contestazione è democrazia: inquieta così tanto?”, spiegano gli attivisti, rispondendo così alle dichiarazioni di alcuni esponenti di Forza Italia che hanno denunciato l’episodio, tra questi i parlamentari campani Annarita Patriarca, Francesco Maria Rubano e Francesco Silvestro e l’eurodeputato Fulvio Martusciello, coordinatore regionale di FI.

I quattro hanno parlato, tra l’altro, di un atto “inquietante e inaccettabile” e di “immagini violente” da “condannare”. “Ci chiediamo come si possa parlare di “atto intimidatorio” o “gesto inquietante” riferendosi a un vetro sporco di vernice rossa. Inquietante e intimidatorio – questa la risposta degli studenti – è il sostegno incondizionato ad un genocidio, alla distruzione totale di ospedali, scuole e università: il sangue a Gaza scorre davvero. Inquietante e intimidatorio è l’appoggio del governo a Netanyahu, un criminale di guerra condannato dalla Corte di Giustizia Internazionale”.

“Abbiamo chiesto in tutti i modi confronti con i rettori dei nostri atenei – ricordano gli studenti – ricevendo soltanto silenzi o promesse non mantenute: ancora attendiamo le dimissioni di Matteo Lorito dal Cts della fondazione Med-Or. “Violente oltre i limiti della tollerabilità” sono le politiche repressive che il partito degli onorevoli sta portando avanti col governo: “fuori dal dialogo democratico” è un taglio senza precedenti ai fondi per l’Università mentre si finanzia la guerra. Violento non è chi dal basso si organizza e protesta, ma chi ha il potere di decidere e reprime”.
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