(DIRE) Roma, 19 nov. – Una innovazione rivoluzionaria nell’ambito del trapianto di cuore, fegato e polmone. Una tecnologia innovativa che consente di mantenere e trasportare gli organi donati funzionanti e in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. Tutto questo è l’Organ Care System (O.C.S.), la tecnologia, certificata CE in Europa e unica in materia approvata dalla Fda negli Stati Uniti, che ha trasformato la terapia del trapianto per i pazienti con insufficienza d’organo. O.C.S. consente infatti di mantenere gli organi donati in una condizione para-fisiologica, cioè caldi, perfusi e funzionanti, permette di validarne preventivamente la vitalità e, di conseguenza, di aumentare notevolmente il numero degli organi trapiantabili e quindi, fatto fondamentale, di salvare più vite.
Organ Care System è stata ideata e messa a punto dal fondatore e CEO di TransMedics, il dottor Waleed Hassanein, che oggi ne ha illustrato i contenuti e le potenzialità nel corso di una conferenza stampa. All’evento, ospitato a Roma presso Palazzo Sturzo, hanno preso parte importanti clinici dell’area trapiantologica italiana relativa proprio a cuore, fegato e polmone, che hanno hanno fatto il punto sulle ricadute positive di O.C.S. nei loro rispettivi ambiti. O.C.S. (cuore, polmone e fegato) è quindi un sistema di monitoraggio portatile, caratterizzato dall’essere normo-termico a organo funzionante (il cuore batte, il polmone respira, il fegato produce bile). Un sistema progettato per mantenere lo stesso organo donato in uno stato metabolicamente attivo, simile a quello fisiologico. Grazie ad esso i medici possono monitorare i parametri chiave dell’organo funzionante, valutandone le condizioni generali, la vitalità e la potenziale idoneità. Una innovazione grazie alla quale è dunque possibile conseguire una percentuale di utilizzo degli organi, dopo morte cardiaca o cerebrale, superiore all’80% e che arriva sino al 98% nel caso del fegato.
“Ogni organo non utilizzato- ha sintetizzato il dottor Waleed Hassanein- è una vita non salvata. Troppo frequentemente accade che gran parte degli organi donati non venga utilizzata per il trapianto a causa dei limiti derivanti dalla loro conservazione a freddo, cioè in contenitori termici con ghiaccio e questo prolungato stato ischemico, senza apporto di sangue, può causare danni permanenti agli organi. Inoltre, essendo gli organi stessi posti in tali contenitori, non è possibile valutarne la condizione e la vitalità, né su di essi è possibile intervenire al fine di ottimizzarli”. “Problematiche queste tutte superabili con l’impiego della tecnologia O.C.S.- ha proseguito- che consente di monitorare i parametri chiave degli organi anche durante il loro trasporto, ponendoli in condizioni cliniche più idonee al trapianto”.
Le ricadute positive che l’adozione sistematica della tecnologia O.C.S. potrebbe produrre anche in Italia sono state al centro dell’intervento del professor Igor Vendramin, direttore della struttura operativa complessa di cardiochirurgia dell’Azienda Sanitaria Universitaria del Friuli Centrale di Udine. “La carenza di organi rimane forte- ha affermato- e la percentuale di pazienti che muoiono in lista d’attesa elevata. È ben noto come il cuore rappresenti l’organo più delicato a causa della ridotta tolleranza al periodo di ischemia che ne impone una selezione molto attenta, limitando fortemente il numero di cuori disponibili. L’innovazione tecnologica offerta dal sistema O.C.S. e la nuova modalità di gestione dell’organo ha aperto nuovi scenari nell’utilizzo di cuori definiti ‘marginali’, che non verrebbero utilizzati con le tecniche convenzionali, allargando il numero di pazienti trapiantabili ed offrendo, così, nuova speranza alle numerose persone in attesa di un organo”.
In Italia lo squilibrio tra organi disponibili e lista di attesa ha un notevole impatto anche per quanto riguarda il trapianto del polmone. “Questa situazione- ha evidenziato il professor Marco Schiavon, della divisione di Chirurgia Toracica e Centro Trapianto del Polmone del Policlinico Universitario di Padova- impone di ricorrere a donatori in morte cardiaca (CDC) o anche a coloro i cui organi hanno una idoneità marginale. In questi casi la tecnologia OCS lung viene in aiuto consentendo il trattamento e la valutazione della funzione d’organo e riducendo contestualmente il tempo di ischemia polmonare”.
“L’implementazione di questo sistema nella pratica clinica- ha inoltre detto Schiavon- ha permesso un aumento del numero di trapianti nel nostro centro (54 procedure nel 2023), riducendo il tempo di attesa dei riceventi e, di conseguenza, la mortalità in lista d’attesa”. Considerazioni analoghe sulle positive ricadute della tecnologia O.C.S. sono giunte, per quanto riguarda il trapianto del fegato, dal professor Umberto Cillo, che guida l’Unità di Chirurgia Epatobiliare e il Centro Trapianti di Fegato dell’Università di Padova.
L’Italia, pur ponendosi tra le Nazioni europee con un elevato livello di produttività, registra purtroppo ancora un elevato numero di pazienti in lista d’attesa e, quindi, in pericolo di vita. I dati relativi al 2023 del Centro Nazionale Trapianti evidenziano uno squilibrio nel rapporto tra trapianti effettuati e pazienti in lista di attesa: per il cuore, a fronte di 370 trapianti effettuati, la lista di attesa evidenziava 668 pazienti, per il polmone 188 a fronte di 254 e per il fegato 1701 a fronte di 920.
“L’auspicio- ha concluso il dottor Waleed Hassanein- è quindi che sia possibile l’adozione di questa tecnologia su ampia scala proprio in considerazione delle ricadute positive che può generare soprattutto in termini di vite salvate, proprio grazie alla riduzione delle liste di attesa”.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it