ROMA – Come un gong gigante, battuto più e più volte. O lupi che ululano. O un assordante clangore metallico. O ancora fantasmi urlanti, come in uno scadente film dell’orrore. Ma altri dicono di aver sentito il suono dell’artiglieria in arrivo o persino una scimmia furiosa che martellava su un pianoforte scordato. E’ una strategia militare, una sorta di guerriglia fonica. La subiscono gli abitanti di un villaggio sudcoreano al confine con la Corea del Nord. Si definiscono vittime di “bombardamenti acustici”, estenuanti. Insomma: dopo i palloncini ripieni di spazzatura ecco la guerra del rumore.
Da luglio – racconta il New York Times – la Corea del Nord ha amplificato gli altoparlanti lungo il confine con la Corea del Sud per 10-24 ore al giorno, trasmettendo rumori inquietanti. L’offensiva è una delle conseguenze più bizzarre (e insopportabili) del deterioramento delle relazioni intercoreane, ormai al livello più basso degli ultimi anni, tra Kim Jong-un e Yoon Suk Yeol.
Per decenni, le due Coree, che non hanno mai firmato un trattato di pace dopo la guerra di Corea del 1950-53 conclusasi con una tregua, hanno oscillato tra toni conciliatori e minacce di guerra. Ma con Kim, Pyongyang ha virato verso una posizione più aggressiva. Ha chiuso ogni dialogo con Seul e Washington, e ha raddoppiato i test sui missili nucleari.
Anche Yoon ha adottato un approccio più conflittuale da quando ha assunto l’incarico nel 2022. Ha chiesto di diffondere l’idea di libertà al Nord per penetrare il blackout informativo su cui Kim fa affidamento per mantenere il suo governo totalitario. La Corea del Sud ha anche ampliato le esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti e il Giappone, coinvolgendo portaerei, bombardieri strategici e Stealth.
Intanto al confine si combatte col frastuono.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it
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