ROMA – Donald Trump, scelto dagli elettori come nuovo Presidente degli Stati Uniti, procede spedito con le sue nomine piazzando nei posti chiave del suo governo personaggi assai discutibili e che già stanno suscitando scandalo. Vien da ridere a pensare a quanti si scandalizzano adesso. Infatti quello che Trump avrebbe fatto una volta eletto lo aveva messo nero su bianco sin dall’inizio, non è stata un’amara sorpresa. E torniamo sempre al punto iniziale, la malattia che ha colpito la Democrazia in tanti paesi nel mondo, una malattia che si aggrava di anno in anno e che la ‘cura Trump’ potrebbe ancora di più affossare.
D’altra parte, come dicono tanti studiosi, la democrazia liberale, quella che conosciamo anche noi, metta a disposizione una valanga di vincoli morali “senza però risolvere i problemi”. Per questo le armi usate da chi vuol difendere la democrazia, le sue regole civili, sembrano inutili di fronte a quanti oggi cavalcano alla grande la rabbia popolare, le sue paure vere e finte, con un messaggio molto semplice: ci penso io e tu non devi pensare alle altre persone, te ne devi fregare e pensare soltanto al tuo interesse individuale. Il panorama è triste ma non drammatico.
Chiaro che i vincitori adesso inondano tutti i media con i loro proclami ma, se andiamo a guardare un pochino i maledetti dati reali, quelli che in molti non studiano, ci accorgiamo che poi Trump non è uscito tanto vittorioso. Il Presidente eletto, infatti, ha vinto le elezioni prendendo circa 1.700.000 voti in più rispetto a quelli che prese nelle passate elezioni del 2020 quando fu battuto da nonno Joe Biden. In quelle elezioni poi Biden prese oltre 7.000.000 milioni in più rispetto a Trump. Quanto ai voti presi da Trump adesso alle elezioni del 2024 questi sono circa 5.500.000 in meno di quelli presi da Biden nel 2020.
Significa che non c’è stato un massiccio spostamento e sostegno popolare, mentre il dato significativo dell’ultimo voto è che i Democratici hanno perso quasi 8.500.000 di elettori rispetto al 2020. Milioni di elettori che non hanno votato Trump, non sono semplicemente andati a votare. Hanno preferito astenersi e non votare Kamala Harris. E la sconfitta della candidata democratica, donna e nera, è ancora più amara perché sempre i dati, i maledetti dati, certificano che lei ha preso meno voti delle donne, dei latinos e dei neri rispetto a quelli presi da Biden nel 2020. Quindi non è stata ritenuta credibile, affidabile. L’hanno votata in massa elettori bianchi, benestanti e ben istruiti, mentre proprio quelli che se la passano peggio hanno preferito votare Trump.
Va ripensata quindi la strategia di quanti dentro il Partito Democratico americano (e forse anche nostrano) si incatena a pensare che soltanto facendo a pezzi l’ideologia corrente e vincente che descrive come ‘cattivi e malvagi’ da battere i ricconi che governano e imperano. Estremizzando: i ‘poveri’ votano e credono a questi e non ai democratici. Qualcuno adesso spera che una mano potrà arrivare dal narcisismo: tra Trump e personaggi alla Musk, numerosi attorno al Presidente eletto, potrebbe scatenarsi una lotta all’ultimo sangue. Considerando che il messaggio che arriva dal gran Capo è che la vita è lotta e che deve vincere il migliore, beh, non mancheranno i colpi di scena. Chissà che non stia qui come diceva il grande Stanislaw Jerzy Lec, “l’anello più debole della catena… è anche il più forte perché può romperla”.
Tornando seri, più in generale, diversi sondaggi ormai certificano che la Democrazia non se la passa bene da anni in tanti paesi avanzati. In tutti questi paesi prevale e stravince l’insoddisfazione che in Italia supera il 50%, SOLTANTO in Svezia il 68% si dice soddisfatto dal funzionamento delle regole democratiche. C’è una graduale erosione della qualità democratica e l’idea che prevale è che il funzionamento della democrazia sia peggiorato negli ultimi 5 anni.Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it