VENEZIA – “Mi auguro che il proposito di Gino Cecchettin, subito tradotto in una opportuna proposta operativa da parte del ministro Valditara, con il quale mi complimento per l’attenzione e la tempestività, trovi presto concreta applicazione. Se si vuole cominciare a realizzare la diffusione della cultura del rispetto, dell’educazione affettiva, del senso civico in generale è da lì che bisogna partire, dalle scuole, dai giovani che le frequentano, facendoli diventare protagonisti delle riflessioni e non destinatari di prediche ad alto rischio di sterilità”. Il presidente del Veneto, Luca Zaia, accoglie “con estremo favore” la proposta di dedicare a Giulia Cecchettin e alle problematiche aperte dal suo tragico assassinio, un’ora di scuola per l’intero anno scolastico, da inserire nell’ambito dell’educazione civica. Come raccontato ieri dal Corriere della sera, tra gli obiettivi della Fondazione Giulia fondata da Gino Cecchettin in memoria della figlia, c’è quello di introdurre nei programmi scolastici un’ora di educazione all’affettività nell’ambito dell’educazione civica.
“Il ministro Valditara ha visto giusto- aggiunge Zaia- e mi auguro davvero che si passi presto ai fatti. Tante tragedie come quella di Giulia, il bullismo, il mobbing, il sexting, l’aggressività tra persone, troppo spesso albergano nelle generazioni più giovani, e per questo più fragili e bisognose di supporto per apprezzare i veri valori della vita e del giusto equilibrio dei rapporti tra ragazzi e ragazze. Niente di più positivo – aggiunge il Governatore – che fare in modo che se ne parli in uno dei luoghi di aggregazione per antonomasia com’è la scuola”.
Concretizzare l’idea di un’ora di scuola dedicata a Giulia Cecchettin e al suo femminicidio, una “bella idea, non è certo di mia competenza, ma del ministero e degli Organismi scolastici- prosegue Zaia- ma desidero esprimere un auspicio: quello che non si tratti di una ‘lezione’ tradizionalmente intesa, ma di un momento nel quale i protagonisti siano i giovani, parlando e discutendo tra loro, scambiandosi opinioni e, perché no, altre proposte operative. Ora dopo ora, mese dopo mese potremmo scoprire risultati impensabili”.E dopo il caso del ‘minuto di rumore’ stoppato al liceo di Padova, Zaia evidenzia: “I ragazzi vanno lasciati liberi di esprimersi nei modi leciti che ritengono e noi adulti dobbiamo ascoltare i loro messaggi. Non importa se espressi con un minuto di silenzio o con uno di rumore. E’ giusto lasciar loro la libertà di decidere, ognuno se sia più significativo fare silenzio o rumore. Come adulti abbiamo il dovere di ricercare una nuova sintonia con loro, indicando la strada giusta, ma lasciando che la percorrano a modo loro”.
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