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Vino, il Collio vuol tornare a competere forte della sua grande storia

AttualitàVino, il Collio vuol tornare a competere forte della sua grande storia

Nel 60esimo del Consorzio askanews intervista la direttrice Zamaro
Milano, 4 nov. (askanews) – Tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, nell’immaginario dei consumatori, Collio era sinonimo di grande vino bianco, onnipresente dalle enoteche alla ristorazione fino alla Gdo, e sui mercati di mezzo mondo. Ottimi vini prodotti da vignaioli di grande valore che hanno contribuito a scrivere la storia del vino italiano, ma caratterialmente e culturalmente poco inclini a fare sistema nonostante siano figli di una storia complessa e di un territorio ‘lontano’ e di frontiera, grande appena settemila ettari, boschi compresi. Come spesso capita, il successo porta ad immaginare di operare in una sorta di regime di monopolio perenne, dimenticandosi delle regole di mercato e della concorrenza che nel frattempo ha iniziato a muoversi, a partire dai cugini friulani Carso e Colli Orientali, dai vicini veneti e soprattutto dall’Alto Adige, dove proprio il saper fare squadra e creare uno stile omogeneo hanno impresso una crescita rapida e il raggiungimento di una qualità media molto alta a prezzi competitivi.
Ora, nell’anno in cui il Consorzio per la tutela della Doc dei vini Collio compie sessant’anni, il presidente David Buzzinelli e la giovane direttrice Lavinia Zamaro ripartono dall’immutata e riconosciuta qualità dei vini per un nuovo e indispensabile percorso di rivalorizzazione di quello che fin dai tempi dei Romani è ritenuto uno dei territori enologici più vocati d’Italia. Merito del suo microclima mite e temperato, della buona piovosità, della biodiversità e della Ponca (o flysch di Cormons), l’alternanza di strati di argille calcaree e arenarie che caratterizza il suo suolo regalando ai vini spiccata mineralità, buona sapidità e preziosa longevità. ‘Credo che negli anni Novanta ci si sia un po’ adagiati sugli allori perché c’era la consapevolezza di essere arrivati in cima e non c’è stata la lungimiranza, la visione di immaginare che questo non sarebbe durato per sempre senza mettere in atto delle azioni, delle strategie. Anche a causa delle dinamiche consortili che hanno visto diversi avvicendamenti di consigli e presidenti, c’è stato un lungo periodo di stallo mentre il resto del mondo non solo è andato avanti ma ha anche cambiato marcia’ racconta ad askanews Zamaro, donna di carattere, attenta, appassionata e legatissima a questa sua terra, spiegando che ‘quello che stiamo cercando di fare è cambiare marcia anche noi per poter correre di più, cercando di riguadagnare fette di mercato e cambiando modalità comunicative modernizzandoci un po’: il Collio è una zona di confine del Friuli Venezia Giulia e caratterialmente non siamo le persone più espansive del mondo, la maggior parte dei produttori fa fatica ad uscire e a proporsi, quindi abbiamo l’esigenza di fare conoscere al mondo chi siamo’.
Fondato nel 1964 dal Conte Sigismondo Douglas Attems di Petzestein che l’ha presieduto fino al 1999, l’ente consortile conta oggi 178 soci (di cui 116 sono imbottigliatori), numero destinato a crescere a testimonianza dell’interesse a serrare le fila per rilanciare l’immagine del Collio. ‘Negli ultimi 3-4 anni c’è un grosso fermento sia per quanto riguarda il cambio generazione nelle aziende sia in Consorzio’ continua la direttrice, precisando che ‘il nostro Consiglio, eletto due anni fa, è cambiato per il 50% e quasi tutti coloro che sono entrati hanno tra i 30 e i 35 anni e stanno prendendo la guida dell’azienda. Ci sono inoltre dei giovani che hanno preso in mano i vigneti che erano coltivati dai loro genitori o dai nonni e stanno iniziando ad imbottigliare, quindi credo che questo sia per noi un momento focale’ prosegue Zamaro, sottolineando che ‘è l’occasione che non dobbiamo perdere e vedo che c’è voglia di muoversi assieme, anche se magari non è ancora chiara la direzione che si vuole intraprendere perché le singole realtà difendono le loro peculiarità ma in questi ultimi anni si percepisce che il territorio ha capito la necessità di comunicare e muoversi in modo diverso’. ‘Tante aziende che si erano allontanate, oggi si stanno riavvicinando e iniziano a partecipare attivamente’ continua, ricordando che ‘oggi abbiamo una rappresentatività altissima, oltre ad essere ‘erga omnes’ fin dal 2012′, e che ‘ci sono dei tavoli tecnici creati dal Consiglio con le aziende per ragionare in merito al Disciplinare su temi che ci stanno a cuore come la macerazione e il Collio Bianco, quindi c’è la volontà e l’impegno di trovare dei messaggi unitari da mandare fuori’.
Nel 2023 in questa verdissima mezzaluna di discese e di salite in provincia di Gorizia, tra le Alpi Giulie e l’Adriatico, sono state prodotte un totale di circa 7,3 milioni di bottiglie, un numero leggermente superiore a quello del 2022, a conferma di un trend che dal 2019 ha portato anno dopo anno ad +9%. La vendemmia 2024 è stata complessa dal punto di vista meteorologico e ha portato ad un calo della produzione ma con uve perfettamente sane e di eccellente qualità e dunque si confida di proseguire lungo la strada della crescita, così come prosegue il percorso all’insegna della sostenibilità, con l’ente consortile nel suo ruolo di operatore associato del Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (Sqnpi): nel 2021 la certificazione coinvolgeva 13 aziende, che quest’anno sono salite a 28 per una superficie complessiva di circa 570 ettari. Queste Cantine, che hanno chiesto la certificazione in forma associata attraverso il Consorzio, si sommano a quelle che da diversi anni l’hanno realizzata da sole, portando il territorio l’anno scorso ad un totale di circa 900 ettari certificati Sqnpi, e circa 200 certificati bio. ‘Per noi è fondamentale tracciare le linee guida per una viticoltura rispettosa delle persone e della natura’ spiega Zamaro, rimarcando che ‘con il nostro contributo possiamo lavorare tutti insieme salvaguardando l’ambiente e al tempo stesso trovare soluzioni sostenibili dal punto di vista produttivo e anche economico-finanziario per i nostri produttori’.
Racchiuso tra i fiumi Isonzo e Judrio, il confine con la Slovenia e la pianura isontina, il Collio conta su circa 1.500 ettari di vigneto che si sviluppano lungo una sequenza quasi ininterrotta di meravigliosi declivi di meno di 300 metri ricoperti da boschi fitti. Vigneti che al 90% sono coltivati con varietà a bacca bianca: Pinot Grigio (25%), Sauvignon (17%), Friulano (15%), Ribolla Gialla (12%), Chardonnay (7%), Pinot Bianco (3,7%), Malvasia Istriana (3,5%) e Picolit (0,5%) a cui va sommato circa un 15% composto da Traminer Aromatico, Riesling e Muller Thurgau. Il 10% di uva a bacca rossa è rappresentata da Cabernet, Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, utilizzati principalmente per dar vita all’uvaggio del Collio Rosso. ‘Dalle statistiche che stilo con regolarità emerge che Ribolla Gialla e Friulano stanno crescendo, ma questo è un territorio che ha vissuto continue commistioni e quindi la classificazione tra autoctoni e internazionali regge fino ad un certo punto perché qui Pinot Grigio e Sauvignon ci sono sempre stati così come il Merlot’ dice la direttrice, mettendo in luce che ‘tuttavia le aziende stanno spingendo sempre di più sugli autoctoni: chi sceglie di espiantare, reimpianta con Friulano e Ribolla ma i risultati di questo lavoro li vedremo tra una decina di anni’. ‘Nel Collio non si possono impiantare nuovi vigneti: il territorio è questo e la ricchezza di biodiversità che abbiamo qui è sotto gli occhi di tutti e siamo consapevoli che va tutelata’ prosegue, sottolineando che ‘non credo che ci sia alcun interesse di produrre di più, anche perché sappiamo che la ponca dà il risultato migliore quando le rese sono basse: il nostro Disciplinare prevede 100 quintali all’ettaro, ma la media è intorno ai 70-80’.
Alla luce delle 17 varietà di uve coltivate a cui si aggiungono le tipologie Collio Bianco e Collio Rosso, il tema di una linea stilistica comune può essere uno dei temi su cui vale la pena riflettere per evitare una proposta eccessivamente frammentata e poco a fuoco. ‘Non penso si troverà mai una stilistica comune ma sono convinta che non sia un punto a nostro sfavore – replica Zamaro – credo che certe sfaccettature in un territorio così piccolo e così poliedrico possono essere solo una ricchezza’. In questa splendida e in parte ancora ‘incontaminata’ terra che in friulano si chiama ‘Cuei’, l’enoturismo può diventare una risorsa importante per i produttori. ‘Le Cantine stanno investendo moltissimo, tante hanno recentemente rinnovato e costruito alloggi e ristoranti’ spiega la direttrice, evidenziando che ‘ci sono delle sinergie importanti con l’Ente di promozione turistica della Regione, con le Camere di commercio e con i Comuni del Patto del Collio, che sono gli enti preposti a valorizzare la parte enoturistica’.
Il mercato di riferimento per i vini del Collio (Doc dal 1968, una tra le prime attribuite nel nostro Paese) rimane quello del Triveneto, a cui si sono aggiunte le piazze di Roma e Milano, mentre per l’estero Austria e Germania, ma si registra una crescita di interesse da parte del Nord Europa, a partire dai Paesi Bassi. ‘In ambito Ocm da un paio d’anni puntiamo ad organizzare un evento Collio negli Usa, sul modello di quello fatto nel 2023 a Londra – continua la direttrice – e stiamo inoltre cercando di inserire Canada, Est Europa, Cina e Giappone che però sono da approcciare con una certa delicatezza date le nostre dimensioni ridotte. Il Consiglio è comunque intenzionato ad allargare il raggio d’azione’. Nel frattempo, in Collio è sbarcata un’altra importante realtà del vino italiano a dimostrazione del grande potenziale anche commerciale che questo territorio continua ad avere. Infatti, dopo l’acquisizione nel 2001 di Attems da parte di Marchesi Frescobaldi, nel 2019 di Borgo Conventi effettuata dalla famiglia Moretti Polegato, nel 2021 di Jermann da parte di Marchesi Antinori, è stata da poco annunciata una partnership tra il gruppo veronese Tommasi e Marco Felluga-Russiz Superiore, proprio poco dopo la scomparsa a 96 anni del celebre imprenditore goriziano (nonché ex presidente per due mandati del Consorzio), tra i primi a scommettere sul successo di questi vini. Vini che dal 2009 possono contare su una bellissima bottiglia dalla forma unica con la scritta Collio incisa sulla baga, la capsula gialla e un peso ridotto.
‘Sono ottimista – conclude Zamaro – penso che nei prossimi 5-10 anni si vedrà in modo chiaro come effettivamente questo territorio guarderà al futuro’. (Alessandro Pestalozza)

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