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Caso Sangiuliano-Boccia, il Senato vieta l’utilizzo della corrispondenza dell’ex ministro ai giudici

PoliticaCaso Sangiuliano-Boccia, il Senato vieta l’utilizzo della corrispondenza dell’ex ministro ai giudici

di Mirko Gabriele Narducci e Ugo Cataluddi

ROMA – Dopo la decisione della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, con 95 voti favorevoli, 58 contrari e nessun astenuto, anche l’Aula del senato ha approvato la relazione del senatore di Forza Italia, Adriano Paroli, che ha espresso contrarietà alla richiesta del Tribunale dei ministri di utilizzare la documentazione e le comunicazioni personali sequestrate all’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nell’inchiesta della Procura di Roma in cui è indagato per peculato e rivelazione di segreti d’ufficio. L’indagine, scaturita da un esposto del deputato di Avs, Angelo Bonelli, rientra nell’ambito del caso della nomina, poi revocata, di Maria Rosaria Boccia.

BONELLI: SIAMO DENTRO UN FILM DIRETTO DA ELIO PETRI

“La decisione della Giunta delle Autorizzazioni a Procedere sul caso Sangiuliano impedisce l’accertamento della verità, e questo non è un bel segnale per le istituzioni. Non sapremo chi ha autorizzato la signora Boccia ad essere nella mailing del Ministero e ricevere e-mail riservate, perché è stata ospitata gratuitamente da enti pubblici in attività connesse al ministero, perché utilizzava l’auto di scorta del ministro e strutture e servizi dello Stato. A questo punto, siamo nella sceneggiatura del film del 1970 diretto da Elio Petri, ‘Un cittadino al di sopra di ogni sospetto’, che consiglio ai senatori di rivedere”. Così Angelo Bonelli portavoce di Europa Verde e Parlamentare di Avs in una nota.

PD-IV: VOTATO PER ACQUISIZIONE CORRISPONDENZA A GARANZIA SANGIULIANO

“La maggioranza ha votato a favore di questa relazione, noi abbiamo votato contro sulla base proprio dello schema logico seguito nella relazione, che sostiene che ci sia il cosiddetto ‘fumus’ di secondo grado. Ovvero che sulla base, secondo il relatore, di un esposto molto generico, si chiede l’acquisizione di corrispondenza che oggi pacificamente deve essere autorizzata. Viceversa, nella richiesta del Tribunale dei ministri si fa riferimento all’esposto richiamandolo in modo circostanziato e in più si dice che la ricerca di questo mezzo di prova, ovvero l’acquisizione della corrispondenza, è indispensabile e rilevante per decidere se passare alla fase successiva di una richiesta di autorizzazione a procedere o archiviare da subito”. Così la senatrice del Pd, Anna Rossomando, membro della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari del Senato, al termine della riunione in cui è stata approvata la relazione di Adriano Paroli.

La posizione dell’opposizione, ha spiegato Rossomando, era “quindi, tra l’altro, anche a garanzia in questo caso dell’ex ministro, cioè prima di chiedere un qualcosa che, ovviamente, è più un passo successivo, verificare non se esiste genericamente un reato come sostiene la relazione e la maggioranza, ma che se devi accertare una violazione di segreti d’ufficio non puoi che farlo acquisendo la corrispondenza”.
Per il vicepresidente della Giunta, Ivan Scalfarotto, senatore di Italia Viva, “dato che il reato è la rivelazione di segreti d’ufficio, l’acquisizione dei documenti non serve a verificare se c’è stata una ipotesi di corruzione, ma è il fatto stesso che in quei messaggi si siano rivelati fatti di ufficio che prova il reato stesso. Quindi non è un’acquisizione rilevante ai fini della prova, ma come dice il Tribunale è indispensabile, perché potrebbe essere proprio il corpo del reato”. Quindi, ha concluso Scalfarotto, “non è la tesi dello strascico, ovvero che acquisisco corrispondenza per vedere se trovo qualche reato, qui il presunto reato invece è molto ben identificato ed è un reato presunto che si consuma attraverso la corrispondenza”.

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