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Furto banche dati, pm Milano: “Più di 800mila persone spiate”. Renzi parte civile

Dall'Italia e dal MondoFurto banche dati, pm Milano: "Più di 800mila persone spiate". Renzi parte civile

(Adnkronos) – “Sono più di 800mila le persone spiate” dalla Equalize, la società di investigazione al centro dell’inchiesta della procura di Milano che ha portato a smantellare una presunta associazione per delinquere finalizzata al dossieraggio illegale tramite l’accesso a più banche dati riservate. E’ la tesi della procura di Milano. Il numero (800mila) compare in un’intercettazione presente negli atti dell’inchiesta.  

Preoccupati di poter essere perquisiti e intenzionati a rendere i documenti cartacei solo informatizzati, Calamucci, uno degli arrestati, riferisce di avere a disposizione, nel proprio ufficio, “un hard disk contenente ottocentomila Sdi”, ossia accessi illeciti a una banca dati riservata. E spiega che “la mole di dati da gestire è enorme, pari almeno a 15 Terabyte”.  

Si terranno giovedì 31 ottobre, davanti al gip di Milano Fabrizio Filice, gli interrogatori di garanzia delle sei persone destinatarie di una misura cautelare, di cui quattro finite agli arresti domiciliari, nell’inchiesta sulla presunta rete di dossieraggio. Davanti al giudice compariranno, tra gli altri, l’ex super poliziotto Carmine Gallo in qualità di socio di minoranza della Equalize e gli esperti informatici, saranno interrogati anche l’ex poliziotto e un finanziere sospesi dal servizio. Tra le varie accuse contestate c’è l’associazione per delinquere finalizzata all’accesso abusivo a sistema informatico, corruzione, intercettazione abusive e rivelazione del segreto d’ufficio.  

Intanto, la procura di Milano ha depositato il ricorso al tribunale del Riesame per chiedere, nuovamente, 13 custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l’ex super poliziotto Carmine Gallo e il presunto ‘hacker’ Nunzio Samuele Calamucci, finiti ai domiciliari su decisione del gip, e gli arresti domiciliari per altri tre, tra cui Enrico Pazzali, socio di maggioranza della Equalize, società al centro dell’inchiesta sui presunti dossieraggi illegali, e presidente della Fondazione Fiera Milano. Il gip Fabrizio Filice su 16 posizioni aveva disposto solo quattro misure di domiciliari e due interdittive, non applicando nessuna misura per Pazzali, solo indagato. Il Riesame dovrà fissare l’udienza per la discussione.  

Il presunto dossieraggio vede come potenziali obiettivi anche personaggi russi di rilievo. In questo senso due degli indagati, si legge negli atti dell’inchiesta, si interessano a un’applicazione per la traduzione simultanea della lingua russa, applicazione che gli consentirebbe “di realizzare un report relativo alla presenza di alcuni asset economici russi in Europa”. Calamucci, ai domiciliari, spiega intercettato: “Questi qua per parlare, solo russo e adesso mi sono installato un’app per la traduzione simultanea!”.  

Il 13 gennaio del 2023, l’hacker Calamucci mostra all’ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) socio di minoranza della Equalize, un report: “Quello che gli ho consegnato oggi per la chiesa … questo è … è il famoso oligarca russo. Gli ho ricostruito tutto, compresi gli asset, le proprietà che ha, che ha sua moglie e via dicendo, le banche e tutti i documenti originali che ci hanno chiesto”. Quello che appare certo, in un’integrazione dell’inchiesta, è che l’associazione deve rispondere per aver violate le banche dati alla cercare di informazioni riservate su Oxana Bondarenko e Vladimir Tsyganov, pionieri del business della moda in Russia.  

Ma la ricerca di nominativi russi torna anche in un altro punto degli atti di indagine, ma in questo caso “non vi sono riscontri se non una vicenda che vede coinvolti dei cittadini russikazaki (Victor Kharitonin e Alexandrovich Toporov), la costruzione di un hotel a Cortina d’Ampezzo e la gestione di svariati resort di lusso”. Il primo nominativo corrisponde probabilmente al miliardario Viktor Kharitonin, vicino al governo russo e con interessi nel mondo della farmaceutica, tra gli uomini più ricchi al mondo e amico di Roman Abramovich e anche di Alexandrovich Toporov con cui condivide la passione per l’immobiliare di lusso. Toporov risulta proprietario tra l’altro proprio di ‘El Camineto’ a Cortina d’Ampezzo.  

Matteo Renzi, tra le vittime del dossieraggio attraverso i documenti sensibili o segreti sottratti alle banche dati, ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile in tutti i procedimenti legati a spionaggio e pubblicazione illegittima di documenti illegalmente acquisiti. Lo annuncia l’ufficio stampa del leader di Italia Viva.  

L’ex premier, si legge in una nota, “predisporrà nei prossimi giorni una interrogazione parlamentare per conoscere che cosa stia facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale per difendere i diritti inviolabili dei cittadini italiani sanciti dalla Costituzione e negati dagli atti criminali di spionaggio”. 

“La Meloni fa la vittima un giorno sì e un giorno no. Ma da due anni la nostra Presidente del Consiglio è a Palazzo Chigi. Le chiedo: ehi, Giorgia, ma cosa sta facendo l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale? Che cosa sta facendo il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio che ha la delega ai servizi segreti di questo Paese?”, scrive Renzi nella sua e-news. “Anziché il solito piagnisteo alla Calimero, possiamo sapere che cosa sta facendo il nostro Governo per difendere i diritti inviolabili dei cittadini di questo Paese? Non sarà che le persone che sono state nominate alla guida dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale non sono all’altezza? Non sarà che l’Autorità delegata ai servizi segreti passa il suo tempo a sedare le faide interne a Fratelli d’Italia e non ha il tempo di fare il suo lavoro?” incalza l’ex presidente del Consiglio, che ha scelto di costituirsi parte civile: “Passerò i prossimi anni nei tribunali a chiedere il risarcimento a tutti quelli che hanno fatto del male a me e alla mia famiglia” annuncia il senatore e leader di Italia Viva. 

“Dobbiamo impedire che ci siano potenze straniere che usino questa attività. Già lo fanno per quanto riguarda l’attività cibernetica, dobbiamo evitare che ci siano anche attività ultra cibernetiche”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sull’inchiesta riguardante il furto di informazioni da banche dati. 

A chi domandava se ci sono avvisaglie a questo proposito, Tajani ha risposto: “Assolutamente no, non ho avvisaglie di questo tipo. Però bisogna prevenire, bisogna intervenire, chiudere la stalla prima che se ne vadano. Per quanto riguarda la diplomazia vigiliamo”. “E’ inaccettabile che si usino i dossier sulle persone per poi colpirle politicamente. Siccome non è un caso solo, quindi quando cominciano a essere due, tre quattro casi la cosa preoccupa”, ha osservato ancora Tajani. 

“Non deve esserci nessun Grande Fratello che controlla la vita privata, ci sono già le leggi della Repubblica, ci sono le forze dell’ordine, c’è la magistratura, non abbiamo bisogno di chi fa dossier di questo genere”. Quindi ha annunciato che “abbiamo già adottato una serie di iniziative, questa mattina ho già dato vita nel mio ministero a un gruppo di lavoro che si occupi di queste vicende per garantire la sicurezza anche perché abbiamo ambasciate e tante questioni riservate da tutelare”, ha aggiunto Tajani ricordando che “già da più di un anno abbiamo costituito un ufficio sulla sicurezza cibernetica e sull’intelligenza artificiale e abbiamo iniziative anche per proteggere tutti i dati del Ministero e delle nostre sedi all’estero e di tutti coloro che operano nel settore diplomatico perché possa essere garantita la sicurezza dello Stato”. 

“Certamente quando si limita la libertà di una persona c’è anche un attacco alla democrazia. Noi dobbiamo respingerlo sul nascere”, ha osservato ancora il vicepremier. 

“Il quadro che emerge dall’inchiesta hacker e dalle notizie che quotidianamente leggiamo sulla vicenda è inquietante. Siamo di fronte a un sistema di sicurezza del Paese che fa acqua da tutte le parti e che, come è evidente, viene usato dalla destra al governo per pericolosi dossieraggi e faide interne. Il governo, dopo aver varato una inutile legge sulla cybersicurezza, assolutamente priva di risorse, assiste inerme a una guerra intestina tra gruppi di potere giocata sulla pelle della democrazia italiana, con figure che rivestono incarichi pubblici che forse dovrebbero al più presto dimettersi”. Così in una nota i presidenti dei gruppi parlamentari del Pd Francesco Boccia e Chiara Braga. 

“A questo punto – rimarcano i dem – è necessario che la presidente del Consiglio venga con urgenza in Parlamento: vogliamo sapere come sia possibile che sia stato violato il sistema dello Sdi, con hackeraggi di dati che, a quanto pare, toccano le più alte cariche dello Stato; chiediamo di conoscere quali siano le iniziative che il governo, ora, intende mettere in campo per chiudere questa grave falla nel sistema di sicurezza; vogliamo sapere se esiste e quale sia l’eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato. Non possiamo accettare che, per inquietanti giochi di potere tutti interni alla maggioranza che ci governa, vengano stravolte le regole e il sistema di sicurezza del nostro Paese”, concludono Boccia e Braga.  

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