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Daniel Chapo confermato presidente del Mozambico dopo proteste e due omicidi, e l’oppositore lascia il paese

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ROMA – “Voglio essere il presidente di tutti i mozambicani. Impegniamoci nel dialogo, nel confronto“. Parole di distensione quelle pronunciate da Daniel Chapo, il candidato proclamato vincitore dalla Commissione nazionale elettorale (Cne), alle elezioni generali di domenica 9 ottobre. Secondo la Cne, Chapo ha ottenuto il 70,67% dei consensi, mentre la partecipazione ha superato il 43% sui 17 milioni di aventi diritto. Un successo però seguito da denunce di brogli – arrivate anche da osservatori dell’Unione europea – e dall’assassinio di due figure legate all’opposizione, che hanno aumentato la partecipazione a cortei di protesta duramente repressi.

“Non è attraverso le proteste che il Mozambico si sviluppa” ha aggiunto Chapo, erede di Filipe Nyusi, “ma attraverso la pace, il dialogo, l’armonia, la sicurezza e il confronto. Siamo aperti a qualsiasi mozambicano che abbia un’idea da contribuire al nostro paese”.

Martedì 22 ottobre la missione di osservatori dell’Ue ha fatto sapere che ad alcuni dei suoi 179 delegati è stato impedito di entrare nei seggi per svolgere il proprio compito di monitoraggio. Altri invece hanno riferito di “alterazioni ingiustificate” dei risultati in alcuni seggi. I brogli sono stati denunciati anche dai partiti di opposizione non solo riguardo alla vittoria del candidato Chapo, ma anche del partito stesso che lo sostiene, il Frelimo, al potere da decenni nel Paese, il quale avrebbe ottenuto 195 seggi in parlamento sui 250 totali. Podemos ne conquista 31 – entrando per la prima volta nell’Assemblea – e Renamo 20. Quattro vanno al Mozambique Democratic Movement. Il candidato presidenziale di quest’ultima formazione, Lutero Simango, che ha ottenuto il 3%, ha fatto sapere che presenterà ricorso, mentre Venancio Mondlane, sostenuto da Podemos e arrivato a oltre il 20% dei consensi, ha deciso di riparare all’estero dopo giorni di appelli alle proteste e agli scioperi generali.

MONDLANE DI PODEMOS RIPARA ALL’ESTERO: ‘VOLEVANO UCCIDERMI’

Il candidato, che prima di correre con Podemos era il candidato di Renamo, il primo partito di opposizione, ha dichiarato di aver ricevuto un’informativa dell’intelligence mozambicana secondo cui era in preparazione un attentato ai suoi danni. Come quello in cui hanno perso la vita due suoi collaboratori lo scorso 18 ottobre, a Maputo: un commando armato ha sparato contro l’auto in cui viaggiavano Elvino Dias, avvocato e consigliere del candidato Mondlane, e Paulo Guambe, portavoce.
Subito dopo sono state convocate manifestazioni e scioperi generali, che il Frelimo ha contestato, pur condannando pubblicamente la morte dei due collaboratori del Podemos, secondo cui Mondlane avrebbe in realtà vinto col 53%.

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