(Adnkronos) – Le persone con Sclerosi laterale amiotrofica (Sla) “hanno bisogno di essere accudite non come ammalati ma come persone che hanno dei disturbi che” compromettono la qualità della vita. Avere “la disfagia, vuol dire” che “non riesco ad ingoiare” quindi “bisogna mettersi nell’ottica di avere qualcosa di vellutato, di morbido ma di non troppo liquido e di non troppo solido”, dobbiamo dare “alimenti che devono essere armonizzati fra di loro nella loro sofficità”. Così Giorgio Calabrese, noto nutrizionista ed esperto della Commissione medico-scientifica di Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica, intervenendo in occasione della prima edizione del Convegno ‘Sla: metabolismo e nutrizione. Nuove frontiere nella presa in carico’ in corso all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) promosso dall’alleanza tra Centri Clinici Nemo, Aisla, Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica e SLAfood, sotto l’egida di Slow Food.
“Noi come nutrizionisti clinici, come scienziati – continua Calabrese – stiamo facendo un grande lavoro con il comitato scientifico di Aisla. Lavoriamo perché laddove c’è un problema, tipo ad esempio il problema dell’obesità nel disfagico, agiamo non tanto per far dimagrire ma per non far ingrassare e per abbassare l’insulina, per preservare le cellule nervose. Aisla sta facendo un lavoro meraviglioso proprio in questo campo”.