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Myanmar, l’ong: ‘La giunta bombarda i civili, serve embargo sulle armi’

MondoMyanmar, l’ong: ‘La giunta bombarda i civili, serve embargo sulle armi’

ROMA – Un appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite affinché adotti una risoluzione che imponga l’embargo immediato sulla fornitura di carburante per l’aviazione e armi alla giunta militare del Myanmar arriva in una nota da Fortify Rights, organismo statunitense che monitora le violazioni dei diritti umani nel mondo.

L’organizzazione non governativa accusa la giunta militare, che ha preso il potere con un colpo di stato il primo febbraio del 2021, di “attacchi indiscriminati contro i civili”, come quello che l’ong ha documentato lo scorso 5 settembre. Quel giorno, secondo le testimonianze raccolte, “un aereo militare della giunta ha bombardato un campo di sfollati interni – noto come ‘Campo di Bangkok’ – situato nei pressi del villaggio di La Ei. Tale località è nella municipalità di Pekon, al confine tra gli stati di Karen e Shan. Il bilancio è di nove morti tra cui sei minori di età compresa tra due e 16 anni. Altre 19 persone sono rimaste ferite. Il campo avrebbe ospitato in totale circa 600 persone. Distrutti anche una scuola e 49 rifugi. Stando ai racconti e ai filmati ottenuti dall’organizzazione, un caccia birmano “ha sganciato due grandi bombe intorno alle 21.15 ora locale”. Fortify Rights sostiene di aver “analizzato video di cellulari e decine di fotografie delle conseguenze dell’attacco”, che hanno permesso di confermare le informazioni.
Nella nota, il gruppo riporta la testimonianza di Akayar, nome di fantasia di un insegnante di matematica di 47 anni. Nell’attacco l’uomo ha perso la moglie e il figlio di due anni.

LA TESTIMONIANZA: MIA MOGLIE MORTA FACENDO SCUDO COL SUO CORPO A NOSTRO FIGLIO DI DUE ANNI

“Verso le 21.00- ha raccontato l’insegnante- un jet è volato molto basso sopra di noi. Mia moglie mi ha svegliato e ci siamo diretti verso il rifugio antiaereo, situato sotto la nostra capanna. È uno spazio angusto, quindi ho detto a mia moglie di restare a dormire lì con i bambini mentre io avrei dormito appena sopra di loro. Ho sentito il jet avvicinarsi per la seconda volta. Il suono era assordante. Mi sono ritrovato a terra, la capanna distrutta sopra di me”. Subito dopo, Akayar ha trovato la moglie riversa a terra a faccia in giù, già senza vita. Per lo shock non si è accorto subito che il figlio era lì, stretto in una fascia avvolta intorno al corpo della donna: “Stava cercando di proteggerlo con le sue braccia” ha spiegato l’uomo, che, aiutato dai soccorritori, ha portato il bambino in ospedale: “Il medico mi ha detto che non ce l’avrebbe fatta. Una scheggia della bomba era conficcata in testa”. Il bambino, ha concluso Akayar, è morto dopo dieci minuti.

Chit Seng, ricercatore diritti umani per Fortify Rights, commenta: “I jet della giunta del Myanmar continuano a colpire le comunità civili nella totale impunità mentre il mondo guarda in silenzio”. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu e gli Stati membri, esorta Seng, “possono e devono tagliare le forniture di carburante per l’aviazione e i flussi di armi”.

Ieri, alla Terza commissione sui Diritti umani alla 79esima Assemblea generale dell’Onu, il delegato per il Myanmar – legato al governo eletto, poi deposto dai militari nel 2021 – ha citato “l’atroce uccisione di civili” dello scorso 19 ottobre a Budalin, nel centro del Paese, in cui persone sono state “decapitate, i corpi smembrati”. Dal 2021, ha continuato, “gli attacchi aerei quotidiani e i bombardamenti indiscriminati hanno distrutto oltre 100mila case e ucciso 5.800 persone, mentre 3,4 milioni di persone sono state sfollate”. In questo quadro, la minoranza Rohingya “subisce crescente emarginazione”. Infine, ha esortato i Paesi a porre l’embargo sulle armi e a non sostenere la giunta.

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