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Morti nella fabbrica a Bologna, l’amico di una vittima: “Non si può morire così”

LavoroMorti nella fabbrica a Bologna, l’amico di una vittima: “Non si può morire così”

BOLOGNA – “Non si può morire così giovani“. Lo dice con la voce rotta dalla commozione uno degli operai della Toyota Handling di Bologna, amico stretto di Fabio Tosi, una delle due vittime dello scoppio di ieri pomeriggio nello stabilimento nella zona industriale Bargellino. “Eravamo amici da 15 anni, dalle scuole superiori“, racconta dopo aver lasciato anche lui, come tanti altri, un mazzo di fiori di fianco al cancello di ingresso dell’azienda. “Avevamo fatto le Aldini insieme- continua- anche se in due indirizzi diversi. Sono stato uno di quelli che ha insistito per prenderlo qui dentro, quando cercava lavoro. Qui lavoravamo assieme, era il mio superiore“. Diversi, dopo aver lasciato i fiori, evitano le telecamere e i microfoni. Altri invece accettano di parlare. “Li conoscevo da anni- racconta un dipendente della Toyota Handling- uno dei due aspettava un bambino. Quindi la cosa è ancora più drammatica. Avevamo fatto anche altre cose insieme oltre al lavoro, come dei corsi. Non mi sembra vero“.

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Ieri, precisa l’operaio, “ero uscito prima per un permesso, mi ha avvisato mia moglie con un messaggio. Sono assolutamente incredulo, lavoro qui da 10 anni, sono cose che non pensi possano succedere sul tuo posto di lavoro, anche se sappiamo che purtroppo accade. Magari può succedere che ti fai male, prendi un colpo perché lavori in fretta: non è quello. Invece non tornare a casa la sera è tutta un’altra storia”. In azienda, aggiunge, “ci sono tanti controlli sulla sicurezza, sicuramente delle cose possono essere migliorate come in qualunque luogo di lavoro. Nessun posto è immune dal rischio. È ovvio che si faranno tutte le considerazioni del caso. Avevano fatto dei lavori di recente, non so cos’hanno installato. Ma bisogna aspettare i rilievi precisi. Un rischio così grosso però non c’è mai stato“, assicura.

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