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VIDEO | Il caso del Tik Toker Nicolò Fraticelli suicida 21 anni. Aveva parlato di malessere e gli avevano detto: “Fai la vittima”

MondoVIDEO | Il caso del Tik Toker Nicolò Fraticelli suicida 21 anni. Aveva parlato di malessere e gli avevano detto: “Fai la vittima”

BOLOGNA – Sta facendo discutere, in questi giorni, la tragica vicenda di Nicolò Fraticelli, Tik Toker romano di 21 anni che mei giorni scorsi si è tolto la vita. Un giovane dalla faccia pulita, con due grandi occhi azzurri, sensibile, pacato. Stava attraversando, come lui stesso aveva raccontato sui social, un periodo di grande sofferenza personale. Stava studiando ma non si sentiva realizzato, provava molta solitudine, non si sentiva felice. E lo aveva candidamente confessato, raccontato con una serie di video fatti nell’ultimo periodo, molto diversi dai precedenti.

“VIVO OGNI GIORNO CON UNA FATICA BESTIALE, SONO SOLO E TRISTE”

Senza giri di parole, aveva detto ai suoi tantissimi follower: “Ho deciso di far cadere la maschera, quella che tutti portiamo”. In un video “che sarà un po’ triste” (così lo aveva presentato), aveva raccontato la verità. Aveva detto le cose come stavano: “Io non ce la faccio più a reggere la bella facciata. Tutti noi abbiamo una facciata che facciamo vedere agli altri, tendenzialmente quella che vogliamo mostrare agli altri e una facciata quasi sempre perfetta, almeno secondo il nostro punto di vista. Bene, io non ce la faccio più. Io devo ammettere di essere una persona sola e triste, che in questo momento della sua vita sta soffrendo molto. Che si ritrova ogni giorno a vivere con una fatica bestiale, non sapendo cosa fare della propria vita. Io ho 21 anni, studio in un università dove tra un anno se va bene dovrei prendermi una laurea, ma al di là di questo mi sento completamente… completamente trasandato. Io non so più chi sono, forse non l’ho mai saputo“. Da quel video in poi, nelle ultime settimane, aveva raccontato di non stare bene, di sentirsi molto solo, di non avere un ragazzo, di non essere felice. Aveva anche parlato di una sorta di dipendenza da una app di incontri, che non riusciva a disinstallare nonostante avrebbe voluto. Il tono dei suoi video era diventato molto diverso dal solito mood allegro a cui aveva abituato i suoi follower. Nicolò Fraticelli era un Tik Toker molto famoso.

“FAI LA VITTIMA”. E LUI: “HO DETTO LA VERITÀ PER AVERE SUPPORTO”

I suoi follower, però non avevano reagito come lui avrebbero voluto. Non tutti almeno. Nicolò si aspettava comprensione, sostegno. Ma diverse persone invece lo hanno additato, gli hanno dato del “falso” e gli hanno anche detto che si stava ‘vittimizzando’. Gli hanno scritto che stava esagerando. In un video postato pochi giorni prima di decidere poi di togliersi la vita (si è suicidato in casa il 14 ottobre, il 19 c’è stato il funerale) ne ha parlato. Ha ricordato i video delle ultime settimane, in cui “mi sono aperto con voi, ho parlato delle mie fragilità, dei miei pensieri”. E ha detto: “È un modo che trovo carino, non mi sembra una cosa brutta. Mi dispiace che alcuni mi hanno preso come falso. Una ragazza mi è venuta a dire ‘Eh ma tu fai sempre la vittima, ti vittimizzi troppo’. Questa cosa mi è dispiaciuta molto perchè non è assolutamente così, io faccio questi video anche perchè mi piace che ci sia un ritorno, che ci sia gente che mi risponde, che mi dà supporto. È anche un modo per aiutarsi a vicenda. Non mi prendete come vittima e non mi compatite, non ho bisogno della vostra compassione, ho bisogno del vostro supporto e un po’ di amore e un po’ di affetto. Basta dire cose brutte perfavore, basta basta basta”.

IL DIBATTITO SUI SOCIAL, TRA CONDANNE E INTERROGATIVI

Sul web, il suo suicidio ha aperto un dibattito. In tantissimi parlano inevitabilmente di “un grido di dolore inascoltato”. Ed effettivamente lo è. Di malessere ha parlato Nicolò Fraticelli, di male di vivere, con parole semplici ma chiare. Niente più niente meno. Poteva arrivargli un aiuto diverso? Forse. Inevitabile anche la dura censura nei confronti degli ‘haters’, quei follower duri di cuore o diffidenti che anzichè incoraggiarlo e dargli sostegno lo hanno criticato e accusato ingiustamente. Di esagerare. Una delle cose peggiori che si possono dire a una persona depressa. Qualcuno grida alla vergogna, qualcuno dice che ora queste persone hanno la sua morte sulla coscienza. Difficile, in realtà, stabilire se i commenti cattivi possano realmente essere stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso o se in realtà il malessere di Nicolò fosse ormai ad uno stadio troppo avanzato. Ma c’è un altro grande tema, su cui interrogarsi. In molti ne parlano in rete. Nicolò non è il primo caso e purtroppo c’è da credere che non sarà l’ultimo. Questi ragazzi, che si costruiscono le loro comunità sui social, sono di fatto sempre più soli. Soli con uno schermo, soli con un social network con cui gioiscono o a cui confessano un malessere. Dentro una “bolla”. Da cui non può uscire nessuno, in carne e ossa, che ti venga a salvare o ti accompagni da uno specialista che forse può riuscire ad aiutarti. E forse è proprio su questo che bisogna lavorare, sulla ‘bolla’ virtuale in cui tanti adolescenti e giovani oggi sono confinati, agganciati ad una realtà che è soltanto social e fatta sempre meno di vita vera, esperienze e conoscenze reali.

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