PESCARA – “Mobilitare” fino a 600 miliardi di dollari di risorse pubbliche e private da impiegare “nei Paesi alleati” dell’Africa: è l’obiettivo evidenziato dal G7 in relazione all’iniziativa Partnership for Global Infrastructure and Investment (Pgii). Del progetto si riferisce in una dichiarazione approvata a Pescara, in occasione della ministeriale G7 Sviluppo. “Sulla base dei risultati delle precedenti presidenze del G7 e di iniziative come il Global Gateway dell’Ue e accogliendo con favore il Piano Mattei per l’Africa dell’Italia”, si legge nel testo, “continueremo a rafforzare la Partnership for Global Infrastructure and Investment per realizzare il nostro obiettivo di mobilitare fino a 600 miliardi di dollari in investimenti pubblici e privati nei Paesi alleati”. A coordinare i lavori di Pescara è il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
ALLA MINISTERIALE SVILUPPO A PESCARA ANCHE L’IMPEGNO PER IL SUDAN
Cessate il fuoco e creazione di “canali stabili di accesso umanitario”: questo l’appello del G7 alle due parti in conflitto in Sudan, l’esercito che fa capo al generale Abdel Fattah Al-Burhan e i paramilitari comandati da un altro generale, Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemeti. Dello scontro, cominciato nell’aprile 2023, si legge in una dichiarazione approvata durante la ministeriale G7 Sviluppo in corso a Pescara. “Esortiamo entrambe le parti”, sottolineano i partecipanti alla riunione, “a concordare e attuare un cessate il fuoco duraturo senza precondizioni e a stabilire canali di accesso umanitario sicuri e stabili, sia transfrontalieri che attraverso le linee di conflitto, compresi più punti di ingresso nelle aree
più devastate del Sudan”. Nella dichiarazione si legge ancora: “Gli ostacoli posti all’accesso umanitario da parte delle Forze armate sudanesi e delle Forze di supporto rapido sta provocando la carestia tra la
popolazione”. Nel documento si sottolinea la necessità di “garantire la sicurezza di tutti i civili, compreso il personale umanitario, e a proteggere in particolare le infrastrutture civili e le strutture sanitarie”.
Secondo l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), il conflitto ha costretto oltre dieci milioni di persone a lasciare le proprie case, a volte cercando riparo oltre il confine, in Ciad o in Sud Sudan.
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