di Alessio Pisanò
BRUXELLES – “L’Unione Europea è ininfluente perché non c’è unità”: queste sono le parole con cui Josep Borrell, Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, ha aperto il suo intervento durante la conferenza organizzata dal gruppo Socialisti e democratici al Parlamento europeo sulla soluzione dei due Stati nel conflitto israelo-palestinese. “Questo nuovo ciclo di violenza, odio e vendetta che sta fagocitando il Medio Oriente ha conseguenze enormi per l’Unione europea, che tuttavia non ha ancora esercitato una reale influenza a causa di una mancanza di unità”, ha affermato Borrell. L’Alto rappresentante ha poi delineato i cinque limiti che ostacolano una soluzione a questo conflitto.
“Israele ha il diritto e il dovere di difendere i propri cittadini, poiché il trauma della società israeliana va oltre il 7 ottobre, includendo anche gli attacchi di Hezbollah; tuttavia Israele non può guardare al futuro senza garantire che eventi simili non si ripetano. Il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi deve essere conforme al diritto internazionale umanitario, e mi sembra evidente che si tratti ormai più di un diritto alla vendetta che di un diritto alla difesa”.
La terza dimensione trattata da Borrell riguarda l’assistenza umanitaria. “Nell’ultimo anno, l’Unione Europea ha stanziato più di 380 milioni di euro in aiuti umanitari per Gaza, ma questi aiuti devono essere distribuiti sul territorio, e l’unica agenzia in grado di farlo è l’Unrwa, che sta facendo moltissimo a un costo altissimo, a causa delle continue uccisioni di volontari”, ha detto ancora l’Alto rappresentante. “Se queste leggi venissero approvate da Israele, la risposta umanitaria a Gaza sarebbe molto più debole”, ha concluso Borrell, riferendosi alle leggi anti-Unrwa che Israele sta cercando di approvare per escludere definitivamente l’Onu dai Territori occupati.
“A cosa serve fornire più pasti a chi rischia di morire il giorno dopo? Bisogna garantire sicurezza, oltre la certezza che gli aiuti umanitari arrivino a destinazione”, ha aggiunto Borrell. “Ci sono camion bloccati fuori dalla Striscia di Gaza con attrezzature mediche che vengono considerate strumenti pericolosi, così come le celle solari e i depuratori d’acqua, tutti aiuti bloccati per motivi futili”, ha insistito nel confronto all’Europarlamento. La quarta dimensione, secondo Borrell, è la necessità di una soluzione politica. “Dobbiamo chiedere il cessate il fuoco, ma anche tornare a un processo politico a Gaza e in Libano”, ha detto. “Nessuna soluzione militare può legittimare la pace, solo una soluzione politica può risolvere un problema politico”, ha sottolineato l’alto rappresentante ricordando che, in occasione dell’ultima assemblea generale dell’Onu, più di cento membri si sono riuniti sotto la guida del primo ministro norvegese per lanciare un alleanza a favore della soluzione a due Stati.
“Ne abbiamo parlato per più di 30 anni, senza mai agire: ora questa alleanza servirà a usare un mix di bastone e carota per portare avanti questa soluzione: può sembrare ingenuo cercare di costruire ponti tra questi due Stati, ma si crea pace tra nemici, non tra amici. L’Ue ha una grande responsabilità nel promuovere il riconoscimento reciproco tra Israele e Palestina”, ha spiegato Borrell. La quinta e ultima dimensione del lavoro, secondo l’Alto rappresentante, è stata “evitare un’escalation regionale, senza successo, poiché continuiamo a vedere un’escalation: già 2.300 persone sono morte e 1,2 milioni di libanesi sono sfollati e se non si affronta il problema di Hezbollah il Libano diventerà la nuova Gaza”.
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