Si temono forti interferenze russe con compravendita voti
Roma, 15 ott. (askanews) – Domenica gli elettori della Moldova, piccolo Paese stretto tra la Romania e l’Ucraina, e che ha subito uno dei maggiori impatti dall’invasione russa dei territori ucraini, affrontano una scelta decisiva: il 20 ottobre, infatti, si vota per le presidenziali e per il referendum sull’adesione all’Unione Europea. Due scelte che influenzeranno il futuro della Moldova, Paese tra i più poveri dell’area e che ha una situazione sociale ed economica critica, o portandola più vicina a Bruxelles o facendole fare un passo indietro, verso posizioni filo-russe.
La presidentessa in carica, la filoeuropea Maia Sandu che fa campagna anche per il sì al referendum pro-Ue, è la favorita al primo turno contro altri 16 candidati, ma il ballottaggio nella piccola ex repubblica sovietica di 2,6 milioni di abitanti ha un destino meno chiaro. Il principale avversario di Sandu, ex economista della Banca Mondiale data al 36% nel recente sondaggio del think tank WatchDog, è Alexandr Stoianoglo, ex procuratore di 57 anni sostenuto dai socialisti filo-russi, che al momento ottiene il 10% delle preferenze. E’ però improbabile che Sandu ottenga al primo turno più del 50%: l’appuntamento successivo per la corsa a due sarà il 3 novembre.
La presidente moldava e altri funzionari di alto rango hanno accusato la Russia di aver cercato di influenzare il voto presidenziale e il referendum: all’inizio di questo mese, la polizia moldava ha scoperto un massiccio schema di compravendita di voti che ha coinvolto oltre 100.000 persone con denaro proveniente dalla Russia portato nel Paese da affiliati a Ilan Shor, un uomo d’affari latitante ed ex politico. Il governo ha stimato che almeno 100 milioni di euro sono stati convogliati in Moldova dalla Russia per manipolare le elezioni e il referendum sull’Ue.
Sotto la guida di Sandu, la Moldova ha presentato domanda di adesione all’UE poco dopo che Mosca ha invaso l’Ucraina nel 2022 e il blocco dei 27 membri ha avviato i colloqui di adesione con Chisinau a giugno con un piano di investimenti presentato dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen a Chisinau che prevede aiuti record di 1,8 miliardi di euro.
Nel lanciare la sua candidatura, Sandu ha affermato che la missione della sua generazione è “integrare democraticamente e liberamente la Moldova nella grande famiglia europea” perché il Paese “non è più visto come un affare personale degli oligarchi o come una zona di riciclaggio di denaro” e “non possiamo fermarci a metà strada”.
Stoianoglo, da parte sua, ha chiesto il “ripristino della giustizia” di fronte alle “intimidazioni”, accusando i “cattivi politici” di usare la guerra in Ucraina come pretesto per reprimere i diritti.
Il referendum chiede se la costituzione debba essere modificata per includere l’adesione all’UE come obiettivo e quasi il 54% degli intervistati recentemente si è detto a favore contro il 35% contrario. La modifica costituzionale renderebbe il percorso verso l’Ue un impegno formale e irrevocabile ma un “no” rappresenterebbe un duro colpo per il governo di Sandu rallentando, se non bloccando, il processo di integrazione per molti anni. Per essere valido, deve votare almeno il 33% della popolazione avente diritto.
Un risultato incerto su più fronti anche perché il Paese è da sempre diviso tra Europa e Russia: mentre si voterà per questo quesito nella regione filo-russa della Transnistria, che si è separata nel 1992 poco dopo l’indipendenza e in cui si trovano ancora 1.500 soldati russi, e dove non sono previsti seggi ufficiali, le autorità locali pianificano un contro-referendum nella stessa giornata.