Intervista ad Achille Capone, Segretario provinciale CLAAI Napoli
A Napoli la storia è scritta sulle mura antiche (e più carnali, come cantava Pino Daniele), sul basolato, nel tufo, sui volti e le mani, quelle consumate dalla fatica e callose della gente, di quelle persone operose, laboriose e creative perché come spiega Achille Capone, Segretario Provinciale CLAAI Napoli : «l’artigianato napoletano e campano, complesso e variegato nelle produzioni, vanta origini antiche che hanno influenzato stile e carattere rendendolo una risorsa preziosa per l’economia e la cultura».
«Esso – prosegue Capone – pur affondando le proprie radici nella tradizione delle arti e dei mestieri, oggi, è proiettato nel futuro attraverso l’utilizzo di sistemi innovativi e tecnologicamente avanzati. Le imprese artigiane, in Campania sono circa 70 mila con 250 mila addetti e a Napoli più di 30 mila con circa 100 mila addetti, spaziano dal settore artistico (l’oreficeria, la lavorazione dei coralli, la ceramica, il ferro battuto, l’intarsio, il restauro dei beni architettonici, ecc.), alla moda (abbigliamento, calzature, pelletteria, seterie, ecc.), dall’edilizia, al complesso mondo dei servizi alle persone (parrucchieri, estetiste, ecc.), servizi alle cose (trasporti, ecc.) e all’auto, dall’impiantistica al para sanitario (odontotecnici, ottici, ecc.) e all’agroalimentare, ecc..»
Eppure nonostante le radici antiche e l’importanza socio-economiche e la questione identitaria, l‘artigianato partenopeo sta affrontando un periodo di crisi, che è anche antecedente all’emergenza covid e al sempre più crescente mercato dell’usa&getta pe i turisti.
Le enormi difficoltà e la mancanza di agevolazioni e di sostegno da parte delle istituzioni, però non hanno ostacolato del tutto l’affermarsi di alcune, superstiti, eccellenze che grazie alla creatività e all’originalità hanno saputo ricrearsi un proprio spazio in questo mondo che sembra aver chiuso le porte all’identità culturale e alla qualità.
È la storia, ad esempio, di Luca Lopez che gestisce il laboratorio creativo Koine in Via S. Anna dei Lombardi 26, Napoli. Il suo negozio/laboratorio sin dal primo sguardo dall’esterno manifesta quelle espressioni di creatività e rottura degli schemi: strane forme serpeggianti con le loro luci come occhi di cobra ti incantano e ammaliandoti ti costringono ad entrare in quel luogo dove Luca realizza ed espone le sue creazioni, oggetti di arredo, mobilio e gioielli dai materiali e dalle forme più sorprendenti.
È un artigiano a 360 gradi Luca eppure è sorprendentemente anti-convenzionale sia per ciò che realizza con le proprie mani e strumenti, sia per come lo realizza e per la sua formazione lavorativa. Egli non ha “ereditato” il mestiere da un genitore o da un “masto” ma se lo è inventato mettendo a disposizione di sé stesso la creatività e la voglia di condividerla.
Da ragazzo decide di trasferirsi al Nord Italia, a Padova, per cercar fortuna, come tantissimi giovani, e lì comincia a lavorare per un mobilificio, occupandosi della vendita. È bravo nel suo lavoro che lo appassiona sempre più tant’è che comincia a disegnare e progettare, di sua iniziativa arredamento. Quello sarà il primo segnale di avvicinamento al mondo della creatività. Dopo l’esperienza al settentrione decide di far ritorno a Napoli e lavora per lo più come addetto alle vendite o agente assicurativo. In seguito, assieme ad un gruppo di amici, mette su una casa famiglia, Il Piccolo Principe, a Materdei e li, attraverso i laboratori con i ragazzi, si riaccende la scintilla della creatività che unendosi ad un’innata abilità manuale lo porta a realizzare i suoi oggetti di arredo. Realizza dell’abat-jour in tubi di rame e carta di riso, vanno tutte a ruba. Quello è il segnale definito che spinge Luca ad inoltrarsi in modo deciso nel mondo dell’artigiano realizzando arredo, facendolo sempre in modo non convenzionale, è una costante ed una necessità del suo modo di essere ed operare.
Ad un certo punto una gioielleria gli commissiona la realizzazione del proprio arredamento e guardando il modo di lavorare e di creare di Luca gli propone anche di disegnare una linea di gioielli. È la seconda svolta, il suo mondo sono l’arredo ed i gioielli fuori dagli schemi. Così nel 2009 apre il suo negozio a Via S. Anna dei Lombardi dove tutt’ora si trova.
Il successo di Luca è dovuto al fatto che, citando le parole di Capone: «le realtà produttive di eccellenza della Campania, specialmente, nei settori dell’oreficeria, del corallo, della sartoria e del sistema moda, della ceramica, dell’intarsio ligneo, arte presepiale, ecc. – spiega ancora Capone – si sono affermate per gli altissimi livelli di qualità di prodotto e di processo e soddisfano, in Italia e all’estero, nicchie di mercato sofisticate particolarmente attente al valore estetico ed artistico del prodotto, mentre nei settori della meccanica, della carpenteria, delle costruzioni, dell’aerospazio, ecc. esplicano il proprio ruolo produttivo, anche, come fornitore di produzioni e di servizi alla impresa di grandi dimensioni.»
-Come si possono risolvere le sorti dell’artigianato proiettandolo al futuro? Semplicemente non facendo disperdere la sua storia e le sue traccia, avvicinando i giovani a questo mondo.
«L’artigianato e le piccole imprese possono offrire ai giovani possibilità significative di realizzazione personale e professionale, utilizzando, anche, alcune misure che incentivano la creazione di nuove imprese come ‘Resto al Sud’, riscoprendo la cultura della “bottega d’arte”, che con le sue sperimentazioni e innovazioni è alla base del successo del Made in Italy.» – conclude il Segretario Generale CLAAI Napoli.
Fabio De Rienzo