È stata l’artista americana Chelsea Culprit a completare il programma della prima residenza d’artista delle Gallerie Solito e a dare il via alla stagione espositiva del 2024.
La mostra dal titolo “Ask the cinders”, aperta al pubblico fino al 13 settembre e curata da Vincent Vanden Bogaard, è stata allestita nella S1, la galleria principale del gruppo Solito, situata nelle sale dell’ex Lanificio di Porta Capuana.
L’esposizione presenta una raccolte di opere inedite, realizzate a carboncino e pigmento su tela grezza di varie dimensioni, che Culprit ha intitolato “Aeromancy Suite”.
Questa collezione, come sottolinea il curatore, racchiude l’esplorazione dell’artista, nel DNA mitologico intrecciato al cristianesimo e i culti pagani precristiani, tracciando l’assorbimento del culto delle dee attraverso l’evoluzione dell’iconografia cristiana.
Nel corso della sua residenza, durata 6 settimane, la ricerca artistica di Chelsea Culprit si è concentrata sui temi che indaga da tempo: l’approfondimento delle narrazioni visive della storia del lavoro, la performance e l’articolazione dell’identità di genere all’interno del mondo naturale e i regni eterei dell’ascendenza e della spiritualità popolare.
Raggiungendo uno stato di consapevolezza amplificata del presente, permette alle rivelazioni inaspettate di influenzare il suo lavoro.
Napoli, con la sua tradizione esoterica, le numerose storie e leggende, è stata la città ideale per compiere queste indagini. Le ha permesso di immergersi totalmente nelle sue tradizioni secolari e di muoversi in un panorama stratificato di contesti storici e districare il complesso intreccio di diverse culture, miti e influenze antropologiche.
Questo è stato possibile anche grazie alle numerose visite nei vari luoghi d’arte come il MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Museo e Real Bosco di Capodimonte, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei, la Sibilla Cumana, il Cristo Velato alla Cappella Sansevero e il Parco Archeologico di Pompei.
Ne ha assorbito le influenze della storia dell’arte, dei diversi immaginari culturali e delle tradizioni spirituali, intrecciandole in un lessico attuale, il quale, influenzato dall’architettura greco-romana, dai rituali, dalle danze, dalle divinità femminili e dalle credenze popolari, è stato ulteriormente arricchito dalla contemplazione del paesaggio naturale.
Inoltre, per la Culprit, è stata l’occasione per espandere i confini del suo legame con alcuni aspetti del fare come l’artigianato, il rituale e l’esplorazione.
Infatti, ha raccolto legnetti in vari luoghi e aree della città, come i Parchi di Capodimonte e del Vesuvio e l’Orto Botanico, e tramite la pratica del fuoco, ha creato i carboncini.
Durante le sue ricerche, ha collezionato elementi per creare pigmenti naturali e colori artigianali, integrando materiali come polvere di tufo, carbonato di calcio, ossido di rame e residui di caffè.
Ha realizzato, in collaborazione con la Galleria e con artigiani locali una scultura in neon, presentata in mostra, che rappresenta una creatura con le fattezze di un’arpia, che incarna la sintesi dell’ultima evoluzione artistica di Culprit.
Il titolo dell’esposizione, la cui traduzione è ‘’Chiedi alle ceneri’’, richiama diverse interpretazioni, tutte che si intrecciano con il soggiorno napoletano: il riferimento a miti e figure mistiche; l’utilizzo delle polveri e dei pigmenti trovati; una metafora della fede e della dispersione delle ceneri manifestata attraverso gesti coreografici, le tracce del Vesuvio, riecheggiando l’antico richiamo alla divinazione e alla profezia.
Adriana Talia