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Pd in piazza contro la manovra. Letta: “Sveliamo gli inganni del governo”

AttualitàPd in piazza contro la manovra. Letta: "Sveliamo gli inganni del governo"

Il segretario reagisce al Qatargate: “Siamo gente per bene”

Roma, 17 dic. (askanews) – La piazza è quella di Santi Apostoli a Roma, un simbolo delle vittorie dell’Ulivo, ma anche un luogo adatto per tenere una manifestazione senza dover mobilitare folle oceaniche, perché lo spazio non è enorme. Il momento è difficile, la questione morale è un macigno e infatti Enrico Letta, dal palco, non evita la questione: “Siamo un partito di gente per bene”, grida con la poca voce che ha a causa del “raffreddore che ha colpito anche me”.

Sotto le finestre di quello che una volta era l’ufficio di Romano Prodi il Pd prova a ripartire, come dice Pier Francesco Majorino, il candidato alle regionali in Lombardia. Perché Letta – oltre ai candidati alla segreteria – ha voluto sul palco sia lui che il candidato nel Lazio Alessio D’Amato, “a loro passiamo il testimone”. Perché sono loro i prossimi che a febbraio dovranno provare a porre fine alla “luna di miele” della destra con il Paese.

La manifestazione è breve, niente a che fare con le classiche kermesse di piazza San Giovanni. Tutto si svolge in un’ora, gli interventi sono rapidi, pochi minuti ciascuno, nel rispetto del format snello e un po da webinar che Letta predilige. E’ più un rito, quasi un tentativo di esorcismo, per scacciare i demoni di un momento parecchio difficile per un partito che qualcuno dall’esterno rottamerebbe volentieri e che dall’interno qualcun altro vorrebbe rifondare cambiando persino la carta dei valori.

Il segretario parte dalla “sconfitta alle elezioni” e avverte: “Sarà un percorso lungo e complicato. Dobbiamo innanzitutto rinnovarci”. Si concede un po di ottimismo, comunque: “Il congresso si concluderà con l’elezione di un nuovo segretario o di una nuova segretaria che prenderà il mio posto e farà sicuramente molto meglio di quello che sono riuscito a fare io. Saremo in grado di vincere le prossime elezioni”.

La piazza ascolta in silenzio, pochi gli applausi, forse perché l’obiettivo della rivincita oggi appare più ottimismo della volontà, con M5s e terzo polo che vedono un Pd ferito e ne approfittano immaginando un epilogo “francese”, i democratici come il Ps spolpato da Macron e da Melenchon. Anche oggi Giuseppe Conte e Carlo Calenda hanno attaccato, il primo prendendo di mira D’Amato, che i 5 stelle non sostengono, il secondo dicendo che poco importa chi vince il congresso dem perché “il problema è che il Pd non può stare insieme”. Qualche battimani si sente quando Letta presenta Majorino e D’Amato e, soprattutto, quando rivendica che la comunità Pd è fatta di “gente per bene” e quando ricorda David Sassoli, come antitesi all’Europa “degli scandali e delle porcherie”.

Letta evita la rissa con centristi e 5 stelle e attacca la manovra: il Pd, dice, vuole “svelare gli inganni di questo governo” e chiede a Giorgia Meloni di accogliere alcune delle proposte dei democratici sulla manovra. “Bisogna ripartire dai beni pubblici essenziali, dai beni comuni. La sanità”. Bisogna “evitare che passino quei tagli che il governo ha messo in campo. Siamo in campo per far sì che la legge di bilancio sia la meno peggio possibile. Faccio un appello al governo: se non vuole prendere tutte le nostre proposte, prenda almeno quelle essenziali che riguardano la vita delle persone. Fatemi citare innanzitutto ‘Opzione donna, per evitare che la discriminazione tra uomini e donne continui anche oggi. E poi le misure per battere il caro-energia, il salario minimo…”. Qui c’è l’unico accenno polemico verso M5s. Il salario minimo, dice, è una “misura che se non ci fosse stata la caduta del governo oggi sarebbe in legge di bilancio”.

Oltre a lui parlano le capigruppo Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, Roberto Speranza di Articolo 1, e appunto i candidati in Lombardia e Lazio. In piazza si vedono Antonio Misiani, Beatrice Lorenzin, Gianni Cuperlo, Andrea Orlando. Gli interventi sono tutti contro la manovra “ingiusta”, che impone solo “tagli” e che colpisce “i più deboli”. Per il resto, di fatto, è il lancio della campagna elettorale di Majorino e D’Amato: “Sono convinto che per la forza dei nostri due candidati siamo in grado di rovesciare tutte le tendenze che oggi ci dicono ‘loro governano, hanno la luna di miele…’. No, non è così”. Il segretario Pd ricorda che il centrodestra in Lombardia è diviso e si dice certo che nel Lazio “Alessio sia la persona giusta”. Loro, dice, sono “i portabandiera della nostra coalizione alle prossime regionali. Faranno bene”.

Ma le regionali sono a febbraio, ora c’è da superare lo shock del Qatargate. Stefano Bonaccini, Paola De Micheli e Elly Schlein dal palco non parlano, si limitano ad una rapida apparizione per salutare la piazza. A margine le domande sono tutte sullo scandalo: Schlein chiede di “tenere alta la questione morale”, Bonaccini parla di “fatti da voltastomaco”. Tenere al riparo il partito dal fango che arriva da Bruxelles, è questo lo sforzo più grande che Letta dovrà compiere nei suoi ultimi mesi da segretario.

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