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Mercati, Fondi privati rimedio contro le oscillazioni dei listini

AttualitàMercati, Fondi privati rimedio contro le oscillazioni dei listini

Matteo Rappelli: aiutano il risparmiatore e rendono più forte il sistema produttivo

Roma, 19 nov. (askanews) – La crisi dei mercati non sono un evento raro, si susseguono ciclicamente ma ognuna con un’origine diversa. Tutte, però, hanno la medesima conseguenza sottoponendo i risparmiatori a un altissimo stress emotivo, dovuto alla grande volatilità. Eppure, esistono rimedi alternativi ai mercati Pubblici e alle conseguenti fluttuazioni: “ci sono -spiega Matteo Rappelli, consulente finanziario della principale multinazionale indipendente del risparmio – strumenti che hanno performances interessanti e una corretta decorrelazione dai mercati, che garantiscono maggiore stabilità degli investimenti”.

Si tratta, spiega una nota, di Fondi alternativi legati ai mercati privati come Private Equity, Private Debt e Ventur Capital. Questi fondi alternativi esistono sul mercato finanziario da oltre 40 anni ma sino a qualche anno fa erano riservati unicamente a investitori istituzionali o a grandi investitori, poiché il versamento iniziale era molto elevato. Oggi, invece, questa possibilità è aperta anche ai piccoli risparmiatori: “per regolamento della Consob – spiega ancora Rappelli- occorre avere un patrimonio di almeno 100mila euro e, di questi, si può investire fino a un massimo del 30% in relazione al proprio profilo Mifid. Parliamo di una somma che deve rimanere investita per un periodo medio lungo dai 5 ai 8 ma i cui rendimenti, guardando alle serie storiche, sono molto interessanti e non sottoposti alla volatilità dei mercati”.

Il private equity, ad esempio, partendo da una selezione iniziale di un centinaio di società, ne sceglie una decina, in base al prodotto realizzato, al management e al settore nel quale operano, accompagnando le aziende alla crescita e al raggiungimento dei propri obiettivi. In questo modo i risparmiatori investono al fianco di professionisti nelle migliori società Italiane, europee e mondiali, contribuendo in modo oggettivo alla crescita dell’economia reale. Questi investimenti, di fatto, sono meno soggetti agli andamenti ondivaghi dei mercati: “le faccio un esempio per capire meglio -afferma Rappelli. Nel 2008, l’anno nero, i fondi di private equity hanno registrato, con un +4%, il risultato peggiore della loro storia ma un successo enorme rispetto al -20%, anche -30%, ottenuto dal sistema pubblico. I numeri, dunque, non lasciano dubbi ma ritengo che la scelta di un investimento a lungo termine abbia anche una funzione, diciamo così, sociale. Permette cioè di ragionare per cassetti mentali. Vincolo una somma di denaro, in modo da finalizzare il suo rendimento, ottenuto dopo tot anni, per un determinato progetto. Come, ad esempio, gli studi dei propri figli in un’università prestigiosa europea o internazionale. Dare un senso al denaro e immaginare di utilizzarlo per scopi oggettivamente importanti è una lezione significativa di educazione finanziaria”.

Ma non solo. Investire in aziende private ha un altro obiettivo economicamente rilevante: “mette in sicurezza il sistema produttivo”, dice Rappelli. “Pensiamo a quanto accaduto negli ultimi anni, alle difficoltà che sono derivate dalla pandemia e poi dal caro energia: il denaro, raccolto dai fondi, ha risolto e salvato diverse imprese, ovviamente di qualità del nostro Paese, che altrimenti sarebbero fallite o comunque sarebbero state costrette a rivedere i propri business plan. Aziende sane, esposte però a eventi mondiali non prevedibili, il cui impoverimento avrebbe danneggiato l’intera economia e, bisogna pur dirlo, avrebbe reso incerto il futuro di migliaia e migliaia di famiglie. Un valore etico, dunque, che, in alcuni casi, riguardano anche le start-up e quindi innovazione e ricerca”.

Si chiama venture capital l’investimento privato che punta su aziende di nuova costituzione: “si tratta di un altro strumento sul quale poter puntare -aggiunge Rappelli. In questo caso vengono finanziate aziende ancora in una fase iniziale di crescita, prevalentemente star-up già in parte strutturate ma con margini di crescita elevatissimi. Inoltre questo tipo di investimento, se il fondo prevede aziende italiane per almeno il 70%, il risparmiatore può portare in detrazione il 30%, della somma investita”. Il private debt è infine un’altra interessante alternativa. In questo caso, i fondi racchiudono crediti che possono derivare da prestiti obbligazionari o finanziamenti erogati soprattutto a piccole e medie imprese o da fatture anticipate. Una sorta di fondi obbligazionari del sistema privato. “I rendimenti sono importanti – conclude il consulente -con agevolazioni fiscali altrettanto significative. Il risparmiatore rimane vincolato per un periodo medio di 6/8 anni con un flusso cedolare annuo e con obiettivi di rendimento molto interessanti. Molti fondi alternativi inoltre, possono essere inseriti nel contenitore PIR e quindi non pagare il Capital Gain del 26%”.

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